Pagina:Rime di Argia Sbolenfi.djvu/234

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L’IDILLIO DI ORLANDO


Che non può far d’un cor ch’abbia soggetto
Questo crudele e traditore Amore,
Poichè ad Orlando può levar dal petto
La tanta fè che debbe al suo Signore!
                    Ariosto, Orl. Fur. C. IX, I.



Apparia tremolando all’orizzonte
          La tenue luce della nuova aurora
          E la vaghezza delle rosee impronte
          4Crescea più viva coll’andar dell’ora,
          Quando, sul fido Brigliadoro, il Conte
          Uscì pensoso di Baldacco fuora
          E d’ignoti sentier sull’erba molle
          8Lentamente discese il verde colle.

Come giovine sposa, allor che il sole
          Fra le cortine del balcon s’affaccia,
          Lascia lenta le coltri e volger suole
          12Al conscio letto con desio la faccia,
          Ma, rivestita poi, non più si duole
          Rimemorando i baci e il sonno scaccia,
          Indi lieta intrecciando il crin disciolto
          16Canta allo specchio e amor le ride in volto;