Pagina:Rivista di Scienza - Vol. I.djvu/161

Da Wikisource.

analisi critiche e rassegne 151



A queste prove che per la loro concordanza costituivano già un insieme sufficiente ad ottenere l’assentimento della quasi totalità dei naturalisti si sono aggiunte negli ultimi anni delle prove dirette. È evidente che una prova diretta del trasformismo può aversi solo quando fra i discendenti di un organismo di una data specie, si vedono comparire degli individui differenti, che tramandino poi immutate le loro nuove proprietà ai propri discendenti. Ora una prova di questo genere deve vedersi nei risultati delle ricerche del botanico Hugo De Vries e dalle quali questi ha elaborato la oramai nota teoria delle mutazioni, di cui posso qui tacere per la ragione ch’essa sarà presto argomento di speciali articoli nella Rivista di Scienza. La variabilità fluttuante degli organismi, contrariamente a quanto assumeva Darwin, non può portare alla formazione di specie nuove perchè le variazioni individuali fisiologiche non si tramandano. Soltanto le variazioni brusche e saltuarie (variazioni di un solo o di pochi caratteri) o le mutazioni (ossia variazioni anch’esse brusche ma concernenti il complesso dei caratteri, l’abito generale) si tramandano ai discendenti e solo di esse deve perciò tener conto la teoria del trasformismo.

Queste variazioni brusche, che costituirebbero dunque la sola sorgente delle forme nuove, sembrano dipendere da cause finora completamente sconosciute. Non si è potuto mettere in evidenza alcuna relazione diretta tra le dette variazioni brusche e le condizioni ambienti; tuttavia a meno che non si voglia ricorrere all’ipotesi di un impulso interno a variare in determinate direzioni, ciò che per lo Schneider non costituirebbe una spiegazione, si deve ammettere come postulato che anche le mutazioni debbono avere in ultima analisi la loro origine in stimoli del mondo esterno. E ciò tanto più in quanto che i fenomeni di cui la teoria del trasformismo deve in primo luogo rendere conto sono i fenomeni di adattamento delle strutture organiche alle svariate condizioni esterne, così che ogni variazione che conduca a forme stabili (e non possono esservi forme stabili senza che siano al tempo stesso bene adattate) deve essere condizionata almeno in parte dal mondo esteriore. Ma come ciò abbia luogo è, secondo lo Schneider, assolutamente oscuro.

S’intuisce dunque che lo Schneider rigetta le spiegazioni fin qui date degli adattamenti. Ed è questa anzi la caratteristica principale del libro. Il darwinismo propriamente detto che risolve l’elemento finalistico così appariscente negli adattamenti in elementi meccanici, considerando gli adattamenti quali effetti automatici della selezione naturale, appare bensì allo Schneider come una spiegazione di carattere scientifico, giacché essa non chiama in aiuto alcun principio intelligente teleologico, ma non per questo