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gli sembra sostenibile. Data una simile concezione del carattere che deve avere una spiegazione scientifica, è naturale che l’A. rigetti ugualmente il larmackismo in quanto questo ammette essenzialmente una finalità immanente in tutte le reazioni degli organismi agli stimoli esterni. Però, mentre di fronte alla selezione naturale lo Schneider prende una posizione ben netta, di fronte al lamarckismo invece egli sembra oscillante, e la parte del libro che vi dedica lascia al lettore una grande incertezza su ciò che l’A. realmente pensa. Si comprende però che finisce col rigettarlo, prima di tutto pel suo carattere teleologico, e poi perchè, anche a volerlo spogliare di questo elemento finalistico, non è ancora dimostrato con sicurezza che le variazioni fisiologiche dipendenti dalla influenza diretta del mondo esterno, dall’uso e dal non uso ecc., siano trasmissibili ai discendenti. Debbo dire che l’A. non tenta di giustificare la esclusione ch’egli fa delle spiegazioni teleologiche dal novero delle spiegazioni scientifiche, il che, trattandosi di una questione d’importanza fondamentale, è una grave lacuna.

Non si deve tacere che per lo Schneider la ricerca di una soluzione del problema dell’origine degli adattamenti dovrebbe essere avviata con lo studio dei legami di correlazione tra gli organi nell’ambito dell’organismo — perchè allo Schneider gli adattamenti appaiono come altrettante correlazioni tra il mondo interno dell’organismo e il mondo esterno, ed è naturale perciò che per spiegare queste correlazioni ch’egli chiama extrapersonali deve poter servire lo studio più accurato delle correlazioni intrapersonali. Ora, l’introduzione del concetto di correlazione estrapersonale non mi sembra felice: perchè fino ad oggi nel concetto di correlazione va compresa una reciprocità di legami (assai oscuri è vero), tra due parti dell’organismo, mentre nei rapporti che passano tra il mondo esteriore e l’organismo non possiamo incontrare mai neppure in quei casi che più vi si presterebbero (quali le armonie di struttura tra fiori e pronubi ecc.) questi legami di rceiprocanza, ma solo dei rapporti unilaterali di dipendenza dell’organismo di fronte al mondo esterno. Il nuovo concetto più che a chiarire mi sembra atto a render più misteriosa la natura dei rapporti tra l’organismo e il suo ambiente.

Queste sono le idee fondamentali del libro che sarà letto con interesse da quanti si occupano di problemi generali. I lettori vi troveranno una miniera di fatti, accennati d’ordinario brevemente, ma illustrati in compenso da numerose e bene scelte figure.

Università di Pavia.