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analisi critiche e rassegne 161

connessione con le questioni teoriche attualmente dibattute. E, per cominciare, mi occuperò in questo primo Numero delle magistrali ricerche di Kaufmann «Sulla costituzione dell’elettrone» (Annalen der Physik, 4a serie, T. 19, pag. 487-1906) di una portata grandissima non solo per la questione in sè, ma per le conseguenze che ne derivano in riguardo all’elettrodinamica dei corpi in moto e alla questione del moto assoluto.

Studiando la conduzione dell’elettricità attraverso ai liquidi e ai gas, i Fisici sono stati condotti ad ammettere che l’elettricità è costituita da porzioni elementari definite, comportantisi come atomi di elettricità e rispetto alle quali tutte le cariche sono multiple secondo numeri interi, così come, in Chimica, la massa di una qualsiasi quantità di corpo semplice è un multiplo secondo un numero intero della massa dell’atomo relativo.

L’atomo di elettricità, che fu intuito da Helmholtz e poi preso da Lorentz a base della sua teoria, ebbe più fortuna dell’atomo chimico, poiché riuscì a J. J. Thomson, che gli diede il nome di corpuscolo, di determinarne la carica elettrica assoluta col contare il numero di corpuscoli liberi esistenti in un dato volume di gas, sottoposto a determinati trattamenti.

I corpuscoli, cioè gli elettroni, come adesso vengon denominati, sono emessi in gran numero e con enorme velocità dal catodo nei tubi a vuoto, costituendo i raggi catodici, e dal Radio, costituendo i raggi β; e poichè questi raggi risultano da cariche elettriche in moto rapidissimo, essi debbono subire, come l’esperienza aveva già rilevato, una deviazione in un campo elettrostatico o in presenza di una calamita.

D’altra parte era stato dedotto da tempo che una carica elettrica in moto rapido deve presentare una specie di reazione contro le forze perturbatrici del moto, come fa in virtù della inerzia una massa materiale; l’elettrone deve quindi presentare una massa apparente, di natura elettromagnetica, variabile col cambiare della velocità; e precisamente quei cambiamenti devono diventare sensibili all’esperienza quando la velocità dell’elettrone sia tanto grande da essere comparabile con la velocità della luce.

Max Abraham, di Gottinga, aveva calcolato nel 1902 il valore della massa apparente dell’elettrone per le diverse velocità, fondandosi sulle ipotesi che essa sia tutta di origine elettromagnetica e che l’elettrone nel suo movimento, comunque rapido, conservi una forma sferica e un volume invariato; è questa la cosiddetta teoria dell’elettrone rigido.

D’altra parte il Kaufmann aveva già, con alcune esperienze preliminari (1900-1903), determinato i valori della massa per diverse velocità misurando la deviazione dei raggi β del radio su cui

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