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mato un rapporto degli assi eguale a quello che si ha nella deformazione di Lorentz, non è improbabile che la rivelabilità del moto assoluto venga con ciò esclusa, almeno fino al limite dei tentativi sperimentali finora eseguiti. Se così è, la constatazione del moto assoluto sarebbe, se non teoricamente, sperimentalmente impossibile e ogni contraddizione sarebbe quindi evitata.

Le deformazioni del Lorentz e del Bucherer non sono le sole che siano state proposte; a questo proposito merita bene di essere riferita una interessante indagine del prof. Righi svolta con la brillante lucidità di pensiero che caratterizza l’illustre Fisico Italiano.

Il prof. Righi nota intanto che mal si saprebbe concepire e calcolare una distribuzione di cariche alla superficie o nel volume dell’elettrone, quando per noi la carica totale dell’elettrone è divenuta l’unità finale indivisibile di quantità di elettricità.

Osserva inoltre che nel dedurre la massa apparente dell’elettrone con l’uguagliare la sua forza viva alla totale energia elettrostatica ed elettromagnetica del campo da esso prodotto, bisogna prima sottrarre a questa energia quella parte che esso possiede, come energia elettrostatica, quando è in quiete.

La novità più audace nella trattazione del Righi riguarda la concezione del volume dell’elettrone.

Si consideri l’elettrone come un punto geometrico elettrizzato, anzichè come un solido di forma e volume determinato; allora la forza elettrica prodotta dall’elettrone di un punto dello spazio cresce, tendendo all’infinito, allorchè la distanza del punto dall’elettrone decresce fino a zero, e lo stesso può dirsi della tensione di Maxwell lungo la linea di forza.

Or ammettiamo che quella tensione, per una nuova proprietà dell’etere, non possa oltrepassare un certo limite, cosicchè se la tensione in un punto supera quel valore, l’etere rimanga profondamente modificato nelle sue proprietà come un filo sottoposto a un peso superiore al carico di rottura, cioè la tensione vi si annulli, ovvero, più in generale, che la tensione conservi un valore finito limite φ.

Allora l’etere si potrà considerare nel modo usuale al di fuori di una superficie chiusa circondante l’elettrone, e che è il luogo dei punti nei quali la forza calcolata ha il valore φ, mentre nell’interno di quella superficie la forza acquisterà ovunque il valore zero o conserverà il valore costante limite φ.

Si potrà quindi considerare come forma e volume dell’elettrone la forma e il volume della porzione di etere modificato nello sue proprietà, cioè di quella che è limitata dalla superficie anzidetta.

Questa è una superficie sferica per velocità piccolissime del-