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Di fronte dunque alla immensa mortalità di fatto dei Protisti, la cui prolificità è assolutamente inconciliabile colla quantità di alimento disponibile, possiamo concludere per la assoluta mancanza di prove di una morte naturale. Non è provato nè provabile che esista una potenziale immortalità — questo include la necessità di un ragionamento trascendentale che estende all’infinito nel tempo, i resultati della nostra esperienza — ma del contrario manca ogni prova, manca ogni più piccolo indizio.

2. Piante. — Le piante, che io ricordo subito dopo i Protisti, perchè nei fenomeni che riguardano la morte se ne allontanano meno di quello che se ne allontanino gli animali, manifestano naturalmente proprietà differenti, secondo la complessità della loro organizzazione. La questione se vi sia o no in esse la morte, come fenomeno inevitabile, si può qualche volta risollevare. È noto, anche a chi non si occupa in particolar modo di biologia, come le piante si propaghino quasi tutte in due modi: o per mezzo di germi sessuati, oppure per via vegetativa. La produzione di germi o la riproduzione per mezzo di essi, lascia il corpo che li ha prodotti nelle stesse condizioni — a un di presso — di come si trovava prima; almeno questo è uno dei casi che si verificano. E noi vediamo soltanto che questo corpo lentamente invecchia, e muore dopo un certo tempo. Vi sono però casi, ben conosciuti e ben sicuri, di alberi che vivono da tempo quasi immemorabile, da secoli e secoli, e che sembrano per ciò distaccarsi dalle leggi che regolano i loro compagni. Ma non è così: è che la morte insorge nella maggior parte dei corpi che potrebbero avere lunga vita, per causa delle condizioni esterne sfavorevoli; e siccome la probabilità di incontrare qualche causa di morte accidentale, estrinseca, non viene mai ad essere eliminata, ne segue che o prima o poi dovrà bene questa capitare a ciascuno. Il Parville (La nature, Paris, 1901) ad esempio descrive un albero di Ficus religiosa piantato a Ceylan nel 288 avanti G. C. Il Metchnikoff riporta altri casi consimili.

Indipendentemente da questi fatti, nella riproduzione vegetativa non è necessario che muoia tutto il corpo dell’individuo; vi sono moltissime piante i cui rami, tagliati e portati nel terreno, mettono radici e dàn luogo ciascuno ad una