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a quest’ordine di fatti». Non voglio omettere di ricordare che il suo predecessore C. F. Wenzel nella sua Teoria dell’affinità chimica (1777) definisce il processo di soluzione come «una conseguenza naturale della configurazione e della mobilità, che da essa dipende, delle sue ultime particelle (del solvente)», rimettendo in campo così la teoria corpuscolare e le vedute di Rob. Boyle.

La teoria di Berthollet considera il processo di soluzione come un processo chimico e le soluzioni come vere combinazioni chimiche, benchè esse non obediscano alla legge di Dalton delle proporzioni definite. Nonostante si siano sollevate obiezioni di ogni fatta contro questa teoria, pure essa è riuscita a farsi strada sempre più; Gay-Lussac la accolse e la protesse in tutta la sua integrità (1808), mentre Klaproth (1810), contrariamente al parere di Lavoisier, non faceva differenza tra soluzione in senso fisico e soluzione in senso chimico (solution e dissolution, Lösung e Auflösung) e considerava ogni soluzione come conseguenza di un’azione chimica; — egli si esprimeva, come già aveva fatto Boerhave, letteralmente così: «L’azione tra il mezzo solvente ed il corpo solido è reciproca; essi si disciolgono reciprocamente» È vero che Berzelius (1823) crede che la soluzione sia «piuttosto un fenomeno meccanico» e distingue la causa del processo di soluzione da quella forza che provoca la formazione dei composti chimici; è vero che anche E. Mitscherlich (1831) intravede una differenza tra l’affinità chimica e la forza che presiede al processo di soluzione ed ammette per questo e per il fenomeno di capillarità una medesima causa: ciò non ostante son sempre le vecchie idee di Boerhave che ritornano a galla e riprendono dominio. Inoltre Biot, lo scopritore del potere rotatorio ottico nelle sostanze organiche amorfe, cerca di spiegare le variazioni della rotazione, a seconda della concentrazione e della natura del solvente otticamente inattivo, ammettendo la formazione di composti molecolari tra sostanza disciolta e solvente. Poggendorff (1837) non accetta la distinzione fatta tra «solution» e «dissolution»; egli crede che la stessa forza, che entra in azione allorchè si formano i composti chimici secondo la legge delle proporzioni definite (affinità chimica), presieda anche al processo di soluzione; e ciò lo dimostrerebbe specialmente il fatto «che i diversi corpi si disciolgono nei differenti liquidi in maniera diversa»; d’altra parte le soluzioni sono affatto