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346 rivista di scienza

A proposito di salari, di condizioni di lavoro nella fabbrica, di rapporti fra padrone ed operaio, fra produttore e consumatore e fra lo Stato e tutti costoro, era ritenuto che lo stato di fatto economicamente migliore fosse quello in cui la pura e semplice legge della domanda e dell’offerta potesse senza alcun freno o limite esplicare la propria efficacia nella sua interezza, fino alle estreme conseguenze. Era universalmente accettata, in breve, la concezione economica che il miglior risultato fosse quello raggiunto attraverso la lotta individuale, con la sopravvivenza del più forte.

Se noi vogliamo ora tracciare la storia della Scuola Economica Inglese nell’ultimo quarto di secolo, possiamo osservare come, per l’influenza del progresso sociologico, un certo sviluppo vi si è verificato, e che esso ha seguito una direzione nettamente definita. Ciò che gradualmente si è dovuto ammettere è che il bene dei concorrenti in uno stato di assoluta libera concorrenza fra individui non è la stessa cosa del bene della Società.

Di conseguenza si è verificata in Inghilterra una sempre più decisa tendenza verso l’intervento dello Stato nella lotta fra individui. Sono stati votati provvedimenti legislativi per regolare l’impiego degli operai nelle fabbriche, vietando il lavoro dei fanciulli, riducendo le ore di lavoro, riconoscendo le leghe operaie e perfino ufficialmente sanzionando il principio che negli accordi fra il lavoro e le pubbliche autorità il salario non dovesse discendere al disotto di un limite minimo, segnante la possibilità di una modesta esistenza.

Questo esempio riguarda l’evoluzione avveratasi nella concezione economica in Inghilterra. Ma è un esempio nel quale si rispecchia pure l’evoluzione delle tendenze economiche di quasi tutte le nazioni civili del mondo nello stesso periodo. Nella scienza economica perciò, come nelle altre scienze sociali, noi vediamo come la nostra prima legge sociologica spiega la direzione del progresso avveratovisi e come sia nettamente evidente l’azione del principio dinamico il quale sta a substrato del processo di socializzazione e che, in fondo, tutto lo governa. Crescendo la socializzazione, la lotta fra l’individuo e i suoi simili viene ad essere sempre più efficacemente diretta dalle forze che spingono la Società considerata come un tutto, verso una più organica costituzione. La distinzione nell’individuo stesso fra efficienza individuale ed efficienza sociale è qui una volta di più affermata.