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108 rivista di cavalleria

di essere adoperati come cavalleria. Aggiungerò che in quel momento, dinanzi a Belgrado, a mezzo agosto del 1717, tutti i reggimenti avevano i cavalli in cattivissimo stato.


Al principio d’agosto cominciò ad arrivare l'esercito turco. Grandi sciami, sempre più numerosi, di destri cavalieri su agili cavalli vennero a stormeggiare attorno al campo imperiale e ne fecero la più esatta ricognizione. Il Granvisir mise il suo maggiore accampamento sulle alture a sud di quello, e dopo un certo tempo d’incertezza tra il tentarne l’assalto o no, considerato il formidabile assetto difensivo del nemico, e udito il parere degli altri capi, decise d’intraprenderne la espugnazione coi modi dell'assedio regolare, come se fosse una fortezza, secondo la usanza turca di quel tempo, come aveva fatto l’anno innanzi il suo predecessore Damad-Alì a Petervaradino. Fece aprire trincee di contro alla parte orientale della fronte meridionale della circonvallazione, piantar batterie in faccia al Regal e di seguito verso ovest ed armarle a poco a poco di più di 130 tra cannoni e mortai di vario calibro, anche grossissimo. Il fuoco cominciò il 3 agosto e durò continuo e crescente nei giorni seguenti, con poco effetto sul trinceramento imperiale, ma grandissimo nell'interno del campo. I 60 pezzi con cui gl’Imperiali rispondevano a quella tempesta fecero bravamente la parte loro, ma non poterono impedire ai giannizzeri un rapido lavorìo d’approccio, col quale, tagliuzzando il terreno, come talpe, vi fecero un vero labirinto di fosse, alte un uomo, ch’erano le loro trincee, e si avvicinarono là dove mirava l’attacco, cosicchè presto vennero allo scambio delle fucilate coi difensori del vallo. Collegavano quei loro approcci con altre fosse trasversali, a guisa di parallele, e piantavano altre batterie più avanzate. Il 15 agosto erano in taluni punti a brevissima distanza dall’orlo del fosso del trinceramento. Tra due giorni l’assalto, e forse nella notte dal 16 al 17.

Ma il Principe Eugenio non voleva aspettarlo. Come l’anno prima a Petervaradino, e come sempre, quando gli era stato possibile, egli, fidente nella potenza della offensiva, nello sperimentato valore delle sue truppe (specialmente della cavalleria), in se stesso e nella fortuna, arditissimo nello eseguire quanto prudentissimo nel preparare, voleva anche questa volta assalire egli stesso. Insisto qui: egli si arrischiava ad assalire forse 150.000