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8 rivista di cavalleria

ad affluire gli armati, che ufficiali ligi a Garibaldi raccoglievano in drappelli, militarmente ordinati. Battaglioni della Civica, ed interi reparti di linea, vennero anche essi, ma soltanto per salutare il Generale, che nel frattempo aveva spedito pattuglie a sorvegliare i francesci, padroni delle porte San Paolo, Portese, San Pancrazio, Angelica e del Popolo.

Alle 20 la colonna dei profughi mosse per la via Casilina verso i monti Laziali, accompagnata dai voti e dai saluti di immenso popolo commosso.

La componevano: tutta intiera l’invitta legione italiana, buona parte della legione Polacca e del battaglione Medici, tutto il battaglione della Speranza, grosse squadre del battaglione studenti, finanzieri, bersaglieri Manara e del reggimento Unione; un manipolo di lancieri Masina1, 400 dragoni romani ed un pezzo di artiglieria.

Queste forze furono da Garibaldi organizzate in due legioni (reggimenti). La 1a, composta da 3 coorti (battaglioni), ciascuna di 6 centurie (compagnie), fu comandata dal valoroso Sacchi. La 2a riuscì formata da solo 2 centurie, una di finanzieri, l’altra di bersaglieri e doveva ingrossarsi con i volontarii. La cavalleria fu raggruppata in 3 squadroni e questi in un reggimento. Ne ebbe il comando lo spagnolo Inazio Bueno, e vi furono assegnati il maggiore Emilio Müller da Cracovia, i capitani Raimondo Bennet da Comacchio, Basilio Bellotti pure

  1. Il prode Masina, creatore e comandante dei suoi lancieri, detti della Morte, cadde da valoroso come visse, caricando i francesi sino per le gradinate di Villa Corsini.