Pagina:Rivista di cavalleria (Volume IX, 1902).djvu/243

Da Wikisource.

rivista di cavalleria 236

mento non dica in più punti la stessa cosa, e perchè, d’altra parte, invochi un più largo e particolareggiato corredo di nozioni sul modo come impartire l’istruzione per parte degli istruttori.

Ciò a mio parere è contrario al principio del quale abbiamo per tanto tempo invocato la sanzione, quello cioè di lasciare che l’istruttore esplichi la sua iniziativa secondo il proprio talento e la propria esperienza.

Quando il regolamento, a guisa di uniforme linguaggio, ha stabilito le regole principali alle quali deve uniformarsi il metodo della istruzione, ha finito il suo compito, e tocca poi agli istruttori ad applicarle mettendovi ciascuno del proprio perchè i risultati siano quali il regolamento ha voluto indicare. Così ad esempio al N. 143 sono suggeriti diversi modi per iniziare l’istruzione delle reclute, modi che ebbero ed hanno tuttora fervidi cultori, sia presso di noi, sia all’estero; perchè dunque rinunciare ad uno o più di essi soltanto perchè a Tizio od a Caio non sembrano opportuni? Il metodo di mettere le reclute alla corda è tassativamente prescritto dal regolamento francese; quello in coperta aveva avuto la sanzione del nostro precedente con relative prescrizioni di durata; c’è chi trova giusto di far acquistar forza alle reclute mediante l’esercizio senza staffe e chi ritiene più opportuno di far loro prendere equilibrio con le staffe perchè non s’irrigidiscano: tutti dunque possono aver ragione e il nostro regolamento ne ha assai opportunamente lasciata libera la scelta dopo avere ben chiaramente indicato lo scopo da raggiungere.

Nè voglio lasciar passare sotto silenzio un gambero pescato dall’A. e oso chiamarlo tale conoscendo le sue idee in fatto d’equitazione.

Come ha potuto infatti invocare la prescrizione di spingere il tallone in basso nella posizione a cavallo?

Non è questo sinonimo di rigidezza e non rappresenta quindi il più genuino ritorno a quel passato e a quel regolamento che si vuol dimenticare?

Dato il principio di introdurre tutto il piede nella staffa come è mai possibile di conciliarlo con lo spingere il tallone in basso? E poi, non abbiamo oramai tutti convenuto che l’equilibrio e la solidità del cavaliere in sella assai più che con la pressione della gamba debba ottenersi con l’aderenza delle natiche, delle cosce e del ginocchio? In questo caso la parte inferiore della gamba deve avere un’azione affatto passiva, anzi essa deve, come dice benissimo il regolamento (n. 144), cadere naturalmente pel proprio peso, e nulla più. Su questo che pare