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rivista di cavalleria 502

come lo sono molti altri, che se l’andar bene al salto è un gran fattore per andar bene in campagna, non ne costituisce, però, la sola ed unica base, combatterò sempre l’idea che un regolamento d’equitazione militare debba farsi complice delle esagerazioni di chi corre dietro ad un ideale che la massa non può raggiungere.

A dimostrare poi quanto erronea e mal fondata sia l’accusa che mi si vuol fare, rammenterò come il primo articolo destinato a salutare il grande avvenimento dell’istituzione del corso di Tor di Quinto, contenente i voti sinceri perchè alla nuova istituzione non si lesinassero i mezzi per svilupparsi ed affermarsi degna di quel mare magno dello sport che è la campagna romana, lo pubblicò il sottoscritto ottenendo la doppia lusinghiera soddisfazione di vederlo ripetuto su ben quattro giornali della capitale e modificate le vedute di chi, considerando la questione dal lato puramente economico, avrebbe voluto ostacolarla ridurla ai minimi termini.

A voler essere giusti, però, bisogna riconoscere che nel lamentare il poco sviluppo dato dal nuovo regolamento alle teorie sul salto, lo scrittore dell’articolo non ha fatto che rimanere coerente a sè stesso, alla sua idea, cioè, che l’andar bene in campagna debba essere scopo e fine dell’equitazione militare e non mezzo, per quanto principale, per formare cavalieri arditi (vero scopo dell’equitazione di campagna) e buoni combattenti a cavallo (fine ultimo dell’equitazione militare).

Dove invece si può notare una certa contraddizione è negli appunti che ha voluto fare intorno ad alcuni dettagli, appunti che un suo collega si è affrettato a ribattere.

Di uno di questi, quello che riguarda la frusta, mi occuperò, tanto più che il collega si limita a dire che circa la sua abolizione si sente perplesso ad esprimere un’opinione decisa.

Perchè perplesso?

La frusta nella gerarchia dei mezzi che hanno trovato utile impiego nello scibile cavalleristico, dirò così, d’altri tempi, occupava un posto rispettabile come ausilio all’educazione del cavallo, in genere, ed a quello d’alta scuola, in ispecie, ed uno, non meno rispettabile, come pungolo.

Considerata come ausilio, è istrumento così delicato e difficile a maneggiare che posto nelle mani di chi non ne conosce