Pagina:Rivista di cavalleria (Volume VII, 1901).djvu/168

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per l’equitazione di campagna 163

modo da evitare loro le sofferenze da parte del cavaliere, andranno presto bene.

Vi sono però anche i cavalli pigri per natura, e di cattivo carattere (quantunque essi siano più rari di quanto si crede), e vi sono anche quelli che, viziati da cattivi sistenni, hanno presa l’abitudine di spuntarla e di vincerla difendendosi. Con questi cavalli è necessario ricorrere al castigo che si userà con energia, con forza e con insistenza crescente, finchè il cavallo abbia ceduto.

Se però questi cavalli, quando cedono e compiono il lavoro richiesto, subiscono anche un dolore da parte del cavaliere, perderanno la testa e si rivolteranno con maggiore insistenza e con maggiori difese. Se invece ciò non accade, ed il cavallo arrendendosi non compie altro che la fatica del lavoro, egli imparerà a sottomettersi subito per sottrarsi al dolore ed alla pena più grave che gli arreca il castigo.

Così ad esempio quando un cavallo si pianta è necessario che ad ogni scudisciata e ad ogni speronata corrisponda una ceduta di redini, affinchè il cavallo possa buttarsi avanti senza incontrar dolore dal morso.

Si tenga per norma che quando si può agire colle buone maniere e colla persuasione è assai meglio; ma quando con esse non si ottiene nulla, bisogna allora ricorrere al castigo e non desistere di usarlo fin quando il cavallo abbia in qualche modo ceduto, sia pure per poco o momentaneamente. Questo ad ogni costo si deve ottenere prima di smettere.

Ottenuta colle lunghe galoppate ad andatura cadenzata, e coi passaggi progressivamente difficili la tranquillità nei cavalli, e acquistati l’assetto, l’equilibrio ed il tatto nei cavalieri, si potrà perfezionare l’istruzione degli uni e degli altri coll’esercizio del salto. Questo però perchè dia buoni risultati deve essere fatto bene e non in modo affatto empirico come si fa soventi, poichè in questo caso oltre non apportare alcun vantaggio per il cavaliere può arrecare danni gravissimi al cavallo.

Con l’esercizio del salto ben fatto il cavallo impara a superare col solo spreco delle forze strettamente indispensabili quegli ostacoli di campagna che non si possono altrimenti passare.