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Considerazioni sull’Equitazione




La Rivista di Cavalleria nel dare ospitalità all’opuscolo del tenente Caprilli, oltre avere mantenuta la promessa che fece quando invitò gli ufficiali dell’arma ad esporre liberamente le loro idee, ha dimostrato anche d’essere disposta a riconoscere ciò che la lunga pratica ha consacrato in fatto di equitazione. E di ciò me ne compiaccio grandemente, poichè parmi un salutare prodromo all’avviamento a quella riforma del nostro regolamento in ciò che più particolarmente concerne l’equitazione e l’istruzione delle nostre rimonte; riforma ch’è altamente reclamata sia dalle brevi ferme che dall’impiego che avrà la cavalleria nelle guerre future.

Incoraggiato poi dall’ospitalità concessa al pregiato scritto del Caprilli, mi accingo anch’io ad esporre sulla Rivista alcune mie considerazioni sull’equitazione militare e ad accennare in quali punti io dissenta dalle idee propugnate dal valente collega.

Anzitutto debbo avvertire che nessun altro sentimento mi muove a scrivere, fuorchè l’amore intenso che ho per l’arma ed il convincimento, radicato in me da non breve esperienza, di esporre idee sane e pratiche, nonchè dal vivo desiderio di vedere bandito fra non molto dalla nostra arma, tutto ciò che ancora pecca di formalismo e d’artistico in fatto di equitazione.

Aggiungo ancora che parlando su quanto ebbe a dire il Caprilli, non è mio intendimento confutarlo nè tampoco disco-