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468 rivista di cavalleria

zioni di maneggio d’allora erano inutili ed anche contrarie allo addestramento dell’ufficiale e del cavallo militare, l’equitazione di campagna svolta dal cavaliere Paderni era ispirata a criteri pratici e sani, e condotta con ardire e correttezza poco comuni. Se alcuni suoi allievi non sempre seppero o vollero attenersi a quei criteri, la colpa non è del maestro, il quale a me, che fui pure suo allievo, parve sempre uno straordinario istruttore di campagna.

E vengo al secondo punto nel quale sono veramente sorpreso che egli non condivida il mio parere. Io sono convinto come di una verità indiscutibile che per girare un cavallo a destra bisogna tirare la redine destra e cedere ad un tempo la sinistra. Il Varini crede che un tale metodo sia deleterio per le spalle del cavallo ed emette così un giudizio a mio avviso non meno paradossale dell’altro notissimo che ogni salto ne diminuisce di cinque lire il valore. Come il cavallo non compie nessuno sforzo nel salto quando a questo sia condotto per gradi e con le norme volute, così egli non soffre nelle spalle nè altrove, girando col metodo indicato, purchè in quel metodo sia stato istruito sin da principio. E accetterei l’esperimento, sicuro di arricchirmi; poichè, fra quanti cavalli ho addestrato e visto addestrare, mai uno ebbe a soffrire alle spalle per tale motivo.

Intendiamoci, io ho detto: per girare a destra tirare la redine destra e cedere la sinistra. Ora cedere non significa abbandonare. Quando il cavallo, tirato dalla redine destra, porta la testa da quella parte, la redine sinistra deve mantenere la tensione di prima e siccome la distanza fra la bocca e il pugno sinistro va man mano crescendo, è questo pugno sinistro che per cedere deve spingersi avanti. Tra i due estremi poi, per chi non sapesse conoscere la giusta tensione, è indubitatamente preferibile una ceduta troppo forte ad una troppo piccola; perchè questa lascerebbe il cavallo nell’imbarazzo e, ripetuta, finirebbe per disturbarlo.