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ricerca del fiorino d’oro di giangaleazzo visconti 417

corona aperta a tre gigli, e il drago porta al dorso un fregio di piume che tiene il luogo della cresta del precedente. Li distinguerò chiamandoli il primo — dal tizzone — il secondo — dalla corona.

Addurrò qui inoltre alcuni altri fiorini viscontei e conii propri di Giangaleazzo Visconti, che mi gioveranno come termine di confronto con quei due.

Vedremo così se la corona gigliata che tanto imbarazzava l’ottimo Giulini sia corona ducale, se possa convenire a Galeazzo Visconti, o non sia piuttosto propria di Giangaleazzo, e per qual modo: — se infine il fiorino dalla corona non sia per avventura quello finora sconosciuto del Conte di Vertus.

Tavola X, fig. I. — Osserviamo primamente il fiorino sociale di Bernabò e Galeazzo Visconti. In questo, con preciso e chiare parole, è specificato il cimiero appartenente a ciascuno dei due signori.

Questo pezzo ha ripetuti su ambi i lati lo scudo e l’elmo viscontei fra D. B. per Bernabò: D. G. per Galeazzo, racchiusi nella stessa elegante cornice che è nei due fiorini di Galeazzo.

Le armi dell’uno e dell’altro non presentano differenza di sorta, tranne soltanto gli elmi nel cimiero. Quello di Bernabò porta il drago col dorso piumato, quello di Galeazzo il drago crestato esattamente come nel fiorino dal tizzone. Le leggende corrispondenti + CIMERIV DNI BERNABOVIS VICECOMITIS del primo: + CIMERIV DNI GALEAZ VICECOMITIS del secondo furono evidentemente messe coll’intenzione di distinguere il cimiero dell’uno da quello dell’altro. Gli elmi d’entrambi non portano corone ma un semplice burletto.

Nelle sue monete particolari, Bernabò riproduce invariabilmente quell'elmo stesso a drago piumato; Galeazzo, tanto in quelle di Milano che di Pavia, il