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al testamento di Andrea Mantegna, rogato il di 1° marzo 1, e nello stesso anno fu pure testimonio al rogito dell’11 agosto, col quale i canonici di S. Andrea di Mantova concedevano una cappella riservata al celebre pittore come luogo di sepoltura per lui e per la sua famiglia2.

Ci è ignoto l’anno della morte di Gian Marco che dovè terminare i suoi giorni in Viadana, mancando memoria di lui nel Necrologio mantovano: della sua famiglia quasi nulla si sa e solo trovo accennati Vincenzo suo figliuolo, che seguì forse l’arte paterna, e Cristoforo suo fratello, vivente quest’ultimo ancora nel 15263. Non è però improbabile che fossero suoi discendenti un Giovan Battista ed un Andrea Cavalli, ambidue medaglisti e fonditori che fiorirono l’uno nella prima, l’altro nella seconda metà del decimosesto secolo e dei quali produrrò notizie più avanti.

Venendo ora a trattare dell’opera artistica di Gian Marco, è chiaro che cogli scarsi documenti che ho potuto raccogliere non si può dirne diffusamente: certo la parte che egli ha avuta nella monetazione mantovana spettante al marchese Francesco, non deve essere stata né poca né poco interessante e quando parlerò di Bartolomeo Melioli e di Gian Fran-

  1. D’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, tomo II, pag. 41. — Il Cavalli è il terzo fra i testimonii ed è detto “Johan Marco aurifice, fil. quondam Andreae de Caballis de Vitelliana, cive et habitat. Mantae in contrata montic. alborum.”
  2. D’Arco, op. cit., tomo II, pag. 64. — In quest’atto il Cavalli è primo fra i testimonii: “presenti egregio viro Jean. Mar. f. quondam Andree de Caballis de Vitelliana.”
  3. Cristoforo Cavalli del quondam Andrea serviva da testimonio ad una compera fatta dal Comune di Viadana dal marchese di Mantova: rogito del notaio Francesco Caleffi, del 24 novembre 1526. (Archivio comunale di Viadana, Atti del Comune, n. 7).