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452 | umberto rossi |
al testamento di Andrea Mantegna, rogato il di 1° marzo 1, e nello stesso anno fu pure testimonio al rogito dell’11 agosto, col quale i canonici di S. Andrea di Mantova concedevano una cappella riservata al celebre pittore come luogo di sepoltura per lui e per la sua famiglia2.
Ci è ignoto l’anno della morte di Gian Marco che dovè terminare i suoi giorni in Viadana, mancando memoria di lui nel Necrologio mantovano: della sua famiglia quasi nulla si sa e solo trovo accennati Vincenzo suo figliuolo, che seguì forse l’arte paterna, e Cristoforo suo fratello, vivente quest’ultimo ancora nel 15263. Non è però improbabile che fossero suoi discendenti un Giovan Battista ed un Andrea Cavalli, ambidue medaglisti e fonditori che fiorirono l’uno nella prima, l’altro nella seconda metà del decimosesto secolo e dei quali produrrò notizie più avanti.
Venendo ora a trattare dell’opera artistica di Gian Marco, è chiaro che cogli scarsi documenti che ho potuto raccogliere non si può dirne diffusamente: certo la parte che egli ha avuta nella monetazione mantovana spettante al marchese Francesco, non deve essere stata né poca né poco interessante e quando parlerò di Bartolomeo Melioli e di Gian Fran-
- ↑ D’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, tomo II, pag. 41. — Il Cavalli è il terzo fra i testimonii ed è detto “Johan Marco aurifice, fil. quondam Andreae de Caballis de Vitelliana, cive et habitat. Mantae in contrata montic. alborum.”
- ↑ D’Arco, op. cit., tomo II, pag. 64. — In quest’atto il Cavalli è primo fra i testimonii: “presenti egregio viro Jean. Mar. f. quondam Andree de Caballis de Vitelliana.”
- ↑ Cristoforo Cavalli del quondam Andrea serviva da testimonio ad una compera fatta dal Comune di Viadana dal marchese di Mantova: rogito del notaio Francesco Caleffi, del 24 novembre 1526. (Archivio comunale di Viadana, Atti del Comune, n. 7).