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i medaglisti del rinascimento alla corte di mantova | 453 |
cesco Roberti-Della Grana, curerò di assegnare singolarmente a questi tre artisti i lavori che ciascuno di essi in modo presumibile può avere compiuto. Qui però è mia intenzione il dire di un’altra opera insigne che sarei inclinato ad attribuire al Cavalli, e precisamente del busto in bronzo di Andrea Mantegna, che è a Mantova sulla tomba del celebre pittore.
Da molti si è scritto su questo busto, che è senza dubbio una delle più belle opere d’arte che abbia prodotto il Rinascimento, e parecchi dei sommi di quell’epoca ne vennero riputati autori; vi fu chi disse averlo lavorato in vita lo stesso Mantegna, e modernamente quasi tutti gli scrittori d’arte concorsero nel ritenerlo di Sperandio, equivocando sul casato del noto medaglista che fino a questi ultimi tempi si disse falsamente de’ Melioli. Ora io non voglio che esporre un’ipotesi, in attesa che altre ricerche ci svelino il nome vero dell’autore: non sarebbe possibile che Gian Marco avesse modellato il famoso busto? Manca, a dir vero, ogni elemento di confronto, perchè non conosciamo nessun lavoro certo del Cavalli e ciò invalida assai il mio supposto; ma vi sono altre considerazioni che possono farlo parere ragionevole e prima fra tutte l’amicizia che Gian Marco dovette avere col Mantegna, essendo stato da lui chiamato a testimonio di due atti tanto importanti quanto sono quelli che più sopra ho rammentato. Inoltre se ci facciamo a passare in rassegna i pochi scultori che intorno a quell’epoca fiorirono in Mantova, quali sono Gian Cristoforo Romano e l’Antico, vediamo che non può dirsi fattura di nessuno di loro: non di Gian Cristoforo, perchè di modellazione troppo sentita e vigorosa e per così dire brutalmente realista, quando si paragoni agli altri lavori del celebre maestro: non