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studii economici sulle monete di milano 53

non semper, nec facile concurrebat, ut cum tu haberes, quod ego desiderarem, invicem haberem, quod tu accipere velles, electa materia est cujus publica, ac perpetua aestimatio difficultatibus permutationum aequalitate quantitatis subveniret; eaque materia forma publica percussa; usum, dominiumque, non tam ex substantia prsBbet, quam ex quantitate; nec ultra merx utrumque sed alterum prætium vocatur. Usum dominiumque non tam ex substantia præbet quam ex quantitate.

Così adunque pronunziato aveva Paolo della moneta; colle quali parole non potevasi meglio, come dice il presidente Neri, definire gli attributi della moneta, e stabilire che il suo prezzo è proporzionale alla qualità ed alla quantità insieme del metallo esclusa ogni alterazione arbitraria. L’altra legge poi è di Arcadie e di Onorio riportata da Giustiniano, e stabilisce il prezzo, al quale si doveva accettare il rame nel tesoro imperiale in conto dei pubblici tributi, legge che doveva illuminare i Giureconsulti di quella età, e renderli avvertiti che non si poteva giustamente comandare, che il rame pagato per tale dal principe, e da esso trasformato in moneta, fosse poi speso per argento ed oro.

Auri magnus honor prætium tamen auri est aes anticamente aveva detto Ausonio, ed in quel tomo che i falsi interpreti delle sempre venerande LL. RR. fra noi spargevano le loro perniciose dottrine vi erano però ad onore d’Italia scrittori esimii. Serra, Turbolo, Davanzati, Scaruffl, Montanari, i quali avevano pubblicato il vero, e dimostrato che l’oro è prezzato dall’argento, ed il rame prezza l’argento e l’oro. Ma l’ignoranza accompagnata dall’adulazione e sostenuta dal potere la vinse sopra i lumi e gli sforzi di alcuni pochi savj di quel secolo, ed anche del susseguente, non avendo l’imperatore