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studii economici sulle monete di milano 65

Carli alla metà del secolo scorso, di cui trattammo non è guari, e che non fu inteso abbastanza bene dai legislatori dell’età nostra.

Ma molto più grave assunto, che non sia quello di decomporre le monete per scoprirne l’intrinseco, si è di fissarne il valore comparativo fra tempi e distanze diverse.

Se la natura non avesse prodigato al nostro pianeta che un solo nobile metallo, o che ad uno, gli uomini avessero data la preferenza per costituirvi sopra il simbolo della merce universale (che semplice e più equo ritrovato sarebbe stato), come si legge di alcuni popoli dell’antica zona torrida, e come fu di Carlo Magno e delle repubbliche italiane che per il concordato del 1264 (Carli, T. I, pag. 291) non altro ohe di monete d’argento pattuirono la fabbrica con norme comuni1 o come tentato aveva il nostro Mi-

  1. È cosa da far stupire ogni provetto economista dei giorni nostri, riflettendo alla sapienza di Carlo Magno, che in un secolo barbaro immaginò e ci diede il suo sistema monetario fondato unicamente sull’argento, assicurando per tal modo coll’esclusione dell’oro, la misura invariabile dei valori, che non sì può ottenere coll’uso simultaneo dei due nobili metalli soggetti ad oscillazioni continue nel loro apprezzamento.
    Cosi similmente degno d’osservazione è il senno e la costanza mostrata da 7 nostre città circonvicine: Brescia, Bergamo, Cremona, Parma, Pavia, Piacenza, Tortona nell’ordinamento monetario stipulato nel 1254 due anni dopo l’invenzione del fiorino, la qual invenzione turbò e sconvolse fieramente i primitivi valori dei metalli durante la seconda metà del secolo XIII, ed il principio del XIV, come sarà narrato alla rubrica repubblicana dal f. 14 al 18, ed imperatoria e regia dell’evo repubblicano fascicolo 7, f. 9, pag. 4 e f. 10.
    Lode singolare si merita pure il nominato concittadino Prina, per avere il primo in questi tempi moderni risuscitata l’idea e la possibilità di un vero, di un retto sistema monetario colla riforma dell’antico, annullando cioè i due instabili valori e perfezione anzi arrecando alla coniatura dell’oro in parti determinate di peso e bontà segnativi sopra per comodo, per garanzia, per estensione maggiore della contrattazione.
    Il vanto di avere in Italia rinnovata la grand’opera di Carlo Magno