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302 | cronaca |
servizio alla scienza numismatica; una scienza la quale è diventata più degna emula dell’epigrafia e più utile ancella della storia dal giorno in cui Cavedoni e Mommsen hanno insegnato al mondo di quali e quanti risultati storici può essere fonte e scaturigine un semplice ripostiglio di monete. Per questa scienza è certamente più importante la descrizione di un ripostiglio nuovo che non quella di molti pezzi inediti e rari; ma acciocché i risultati che si traggono dall’esame di un ripostiglio sieno sicuri e fecondi convien che il descrittore sia accurato fino allo scrupolo, e non dimentichi due principali avvertenze. Prima avvertenza è quella di assicurare che le monete di un dato ripostiglio non sono andate mescolate con altre sporadiche; seconda avvertenza è quella di annotare diligentemente lo stato di conservazione dei pezzi ed il loro stato relativo di freschezza.
Il nostro A. non ebbe la prima avvertenza, perchè non distinse nel suo catalogo le 193 monete che egli rinvenne in possesso di alcuni antiquari, da quelle spettanti al gruppo originale ricuperato dal sig. F. Müller. Sulla origine di quelle 195 monete è sempre lecito avere qualche dubbio, mentre le altre, costituenti la massa principale, presentavano una sicura garanzia che fossero appartenute tutte senza eccezione al ripostiglio di che si tratta. Non ebbe la seconda avvertenza al punto da non far nemmeno cenno dello stato di freschezza delle ultime monete del ripostiglio. Se l’A. avesse riguardato allo stato di freschezza dei pezzi spettanti ai due ultimi imperatori del ripostiglio, Gallieno e Postumo, egli avrebbe avuto modo di controllare efficacemente e stringentemente la sua stessa opinione circa la data probabile del nascondimento del tesoretto. Questa data egli la ricava dall’esame delle monete di Postumo, e segnatamente dall’ant. Cohen 2a n. 261 recante il cos. III (tr p cos iii pp) e di data estensibile dall’anno 260 al 266. Egli si ferma preferibilmente all’anno 261, vista la scarsità delle monete di Postumo in un trovamento dove si era in diritto di aspettarsele abbondantissime; ma l’osservazione del Mommsen (Geschichte des römischen Münzwesens, p. 775, nota 809) relativa alla incetta ed alla scelta che si faceva nel sec. m delle specie monetarie meno scadenti per parte dei tesoreggiatori, lo fa rimanere perplesso e titubante anche verso questa data.
In tale incertezza è chiaro che potrebbe vincere il dubbio o far pesare la bilancia appunto l’osservazione intorno allo stato di freschezza delle ultime specie tesorgiate. Se, per esempio, si potrà constatare che le ultime monete di Valeriane riferibili agli anni 257-260, corrispondono per il grado di freschezza alle più fresche monete di Gallieno e Postumo, ecco che si avrebbe una bella prova in favore