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la zecca di fano nel 1797 383

ma non fu in esse posta in esercizio la officina monetale.” E l’autorità del De-Minicis è grande, tanto più che scriveva nel 1853 quando erano più fresche e vive le memorie dell’epoca di cui si tratta.

Qualche ricerca negli archivi delle città di cui si conoscono monete degli ultimi anni del secolo scorso, finirà col dare la prova completa della mia asserzione e gli studiosi, sono persuaso, se ne interesseranno.

Ma lasciando di generalizzare, veniamo alla zecca Fanese.

L’Archivio Comunale di Fano di recente riordinato da Mons. Aurelio Zonghi è miniera inesauribile di preziose notizie. Da qualche tempo, quando le mie occupazioni me lo permettono, ci passo qualche ora a raccogliere tutto quanto si riferisce alla zecca di Fano. In queste ricerche appunto m’imbattei nelle carte che mi diedero occasione a scrivere questo articolo.

Dell’epoca cui accenniamo sono poche le notizie rimaste perchè negli sconvolgimenti e cambiamenti di governo improvvisi cui andò soggetta Fano, è naturale che molte memorie siano ite disperse. Però fortunatamente si è salvato tanto da darci una prova completa non solo della effettiva esistenza della zecca, ma anche della sua attività e della quantità di moneta prodotta. Da quanto finora ho rinvenuto non si rileva la cagione della chiusura della zecca stessa anche prima del periodo repubblicano, mentre diverse altre consimili continuarono a lavorare. Non dispero però che ulteriori ricerche non mi mettano in grado di chiarire anche quest’ultimo punto.

Il primo documento è una lettera che il Tesoriere Generale dello Stato, Mons. G. Della Porta, dirigeva al Governatore di Fano, Mons. Fabrizio Sceberras-