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Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/56

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la zecca di tresana 41

giusta che lo aveva colpito e si appellò all’imperatore, che non gli potè essere di alcun giovamento; indarno il Granduca di Toscana e i duchi di Modena di Parma e di Mantova attestavano della sua onorabilità e della sua innocenza: Roma non si lasciò smuovere e il povero marchese non aveva pur troppo i diecimila ducati d’oro per saziare la bramosa voglia della Curia pontificia. Intanto il governatore di Pontremoli aveva occupato Tresana a nome della Spagna e vi si manteneva col diritto del più forte, per cui al marchese, per riavere il feudo ed i beni, convenne far atto di sottomissione al re di Spagna e ricevere da lui una nuova investitura, prestandogli il debito giuramento di fedeltà. Le pratiche furono lunghe e difficili e solo verso la fine del 1606, dietro buoni uffici degli Anziani di Pontremoli, il conte di Fuentes ordinava a quel governatore di restituire al Malaspina il castello e marchesato di Tresana1. Ma la sua posizione rapporto ai sudditi era scossa: la scomunica gravava sempre su di lui con tutte le sue funeste conseguenze e per questo dietro nuove divergenze e nuove accuse fu consigliato dal governatore di Milano ad abbandonare il feudo e a ritirarsi lontano. Francesco Guglielmo comprese che il consiglio, sebbene interessato, meritava d’essere seguito, e benché a malincuore parti colla famiglia da Tresana e andò a stabilirsi alla Mirandola, dove pochi anni dopo, nel 1613, morì2.

  1. Francesco Guglielmo ne partecipava da Reggio la notizia al duca di Mantova con lettera del 17 novembre 1606.
  2. Ebbe in moglie Susanna di Gian Vincenzo Malaspina marchese di Monteregio, da cai gli nacquero tre figli: Guglielmo, Alfonso e Giulio Cesare. Negli ultimi anni della sua vita soleva firmarsi soltanto Francesco e con questo solo nome sono improntate parecchie dello sue monete o anche il suo sigillo, pubblicato dal Branchi: negli atti notarili però si disse sempre Francesco Guglielmo.