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di un medaglista anonimo mantovano 105

aspetto tanto più aggradevole; come pure nel progetto che mastro Gilg Sesselschreiber esegui per la di lei statua in bronzo destinata al monumento di Massimiliano1. Sul quadro di Berlino, ella è ancora nel fiore della giovinezza, non dimostra più de’ ventun anno che contava quando era la fidanzata dell’imperatore, col quale celebrò le nozze ad Inspruck nell’anno susseguente, addì 16 marzo 1494. La principessa, di figura delicata e snella, non era priva di grazia2. Ma colui al quale non fosse toccata in sorte la missione di tesserne il panegirico, o come Giason del Maino nel giorno del di lei sposalizio, o come Ulrico Zasio alla di lei bara, non avrebbe potuto nascondersi già sin d’allora che i suoi lineamenti e la sua figura non corrispondevano all’alta idea col-

  1. Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen des Kaiserhauses (Vienna), vol. XI (1890), pag. 169. Questa lunga treccia sembra essere stata di moda in ispecie a Milano, probabilmente ad esempio di Beatrice d’Este, la qual principessa lo porta in tutti i suoi ritratti; cfr. l’articolo di Courajod nella Gazette des beaux-arts, 1877, vol. II, pag. 330 e seg., così pure « La belle ferronnière » di Leonardo da Vinci.
  2. Jasonis Mayni epithalamion, in Freher-Struve, Rerum Germanicarum scriptores, vol. II, pag. 472: «Gratia oris eximia, forma totius corporis procera et eleganti, et bis lineamentis a quibus Zensis pictor cantatissimus facile omnem pingendi venustatem, ut a virginibus Crotoniatibus, posset excerpere». — Udalrici Zasii oratio funebri, Freher-Struve, II, pag. 774: «His tam praecellentibus stemmatis, sua quoque pulchritudinis dona natura adiecit; insigni enim formae venustate princeps nostra totiusque et corporis et membrorum elegantia mirifico enituit, ut sicut nomine, ita et veritate rei Bianca Maria, id est pulchra diceretur, quae insignes et generis et naturae dotes nimirum meruere, ut ipsa orbis terrarum Domino, Divo Maximiliano principi invictissimo, matrimonii nexu iungi digna haberetur». Johannes Trithemius, negli Annales Hirsaugienses, vol. II, pag. 554, la chiama: «mulier corpore parva, sed animo magno, suaeque gentis amatrix».