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18 | francesco gnecchi |
zione, come quella che oggi resta provata meglio di ogni altra, e meglio si concilia anche colle notizie storiche che ci sono pervenute per altre vie che per la numismatica. — Se non accetto la cosa coll’entusiasmo del credente e con fede incrollabile, gli è che qualche riserva mi pare conveniente farla sui risultati dello stretto ragionamento critico, quando questo, appoggiandosi a monumenti per sé stessi molto imperfetti, è applicato ad avvenimenti così lontani che vanno a perdersi nella caligine dei tempi e in mezzo a circostanze pochissimo conosciute e talora anche completamente ignote.
E del resto, sia pure Antiochia, che per ora ammetteremo, o Tripoli o Serdica o forse Palmira od altra ancora la patria dell’Antoniniano in discorso, resta acquisito il fatto della sua esistenza, che prima non si conosceva se non molto dubitativamente, e questo è quanto formava l’oggetto precipuo della presente memoria.
Quantunque molto sia già stato scritto a proposito della famiglia d’Odenato e dei Principi di Palmira, non sarà fuori del caso ripetere qualche cenno storico relativamente alla regina Zenobia, onde poter stabilire la data dell’Antoniniano descritto.
Settimia Zenobia fu la seconda moglie d’Odenato, re di Palmira, a cui Gallieno nel 264 d. C. aveva accordato il titolo d’Augusto in ricompensa delle sue gesta vittoriose contro i Persiani. Il suo nome non figura nella serie numismatica Romana1.
- ↑ Autori degni di poca fede, quali Occo e Mezzabarba diedero come d’altri tiranni assolutamente ignoti, anche alcuni bronzi alessandrini di Odenato. Se si deve giudicare dagli esemplari apparsi in qualche pubblica ven-