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niate in onor della Sesso e illustrate dall’Armand nella sua lodata opera Le Médailleurs Italiens des quinzième et sezième siècles1. Il dotto uomo non dubita neppure che le due prime, le quali si conservano nel Gabinetto Nazionale di Francia e recano nel rovescio un motto greco, sieno lavoro di Giammaria Pomedello, pittore, orefice e incisor veronese. Gliene dà prova, com’egli dichiara, il monogramma dell’artefice una mela o, dirò meglio, una cotogna, attraversata da una z schiacciata, nella quale si raccolgono le quattro maiuscolo z, v, a, n, Zuan prenome del Pomedello. Il monogramma è inciso nell’esergo dell’una e dell’altra.

Dalla descrizione dell’Armand risulterebbe che il concetto fosse uno e identico in entrambe le medaglie. Il diritto infatti, così dell’una, come dell’altra, reca, al dir di lui, il busto d’Isabella con la fronte a sinistra, la testa coperta d’un drappo ravvolto, e al basso un tronco, seguito dalla leggenda: ISABELLA • SESSA • MICHAEL • VENETA • E identici sarebbero, del pari, i rovesci, dove tiene il campo la Fortuna, una donna seminuda, seduta, con la fronte volta a sinistra, un freno nella manca, tre chiodi nella destra, il piè dritto su d’un cranio e un casco dopo il sinistro. Le uniche differenze, che vi s’incontrano, secondo quella descrizione, si manifesterebbero non nella sostanza, ma in alcuni accessori: nell’ortografia cioè della leggenda, ch’è greca, nelle dimensioni e ne’ tronchi, che l’Armand ravvisa nei

  1. Armand, Les Médailleurs Italiens, etc. Tomo I, pag. 127-128. Paris 1883.