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l’Anonimo Ravennate indicata Sutri, col Sudrio anziché col Sutrium, invece usato dall’altro Ravennate il prete Guido1. Il nostro Anonimo così scrivendo attenevasi molto probabilmente al parlar volgare de’ suoi tempi in cui assai comunemente accadeva di sostituire alla T nelle denominazioni la più dolce lettera D che mancava agli antichi toscani ed etruschi; dal che ne vennero mutati HATRIA in HADRIA (Adria), TVTER in TVDER (Todi), BVTRIVM in BVDRIVM (Budrio). E quanto fosse in fatto frequente il mutare la T in D ed anche viceversa ci è constatato da antiche iscrizioni ove abbiamo, a cagion d’esempio SID, invece di SIT tibi terra levis, non che da moltissimi documenti, e questi anche precisamente del secolo VIII, dei quali io mi limiterò ad accennare quelli riportati, e di tale epoca nel Codice diplomatico Sant’Ambrosiano2.

Tutto ciò per altro vale pel Sudrio invece di Sutrio, ma non avrebbe conveniente rapporto col cambiamento della U in I come si verifica sul tremisse di San Colombano ove leggiamo non SVDRIO ma SIDRIO. Mi occorre quindi rilevare, che se era nella bassa latinità ovvia la mutazione della T in D e viceversa, ciò avveniva anche fra loro riguardo alle lettere I V (od U) ed Y. Scorrendo il Glossario Italico di cui siamo debitori all’erudizione di Ariodante Fabretti3, e così le ricordate opere dell’Anonimo Ravennate, e del prete Guido, noi ci incontriamo in un frequente scambio — quelle lettere nei nomi propri di persona, come Surus di Syrus — Sirus; Suiia e Sitia; Tutius e Titius; così nella denominazione di non poche città, e già in uso in tempi remoti, come Dirachium, Dyrachium, Durachium; Siracusa Syracusa, e Suracusa; Sirentum e Surrentum, e con ana-

  1. Guidonis Geographica, a seguito dell’Anonimo Ravennate di Pinder e Parthey. Pag. 488.
  2. Fumagalli, Codice diplomatico Sant’Ambrosiano, Milano, 1805. Pag. 88, 39, 41 ed altrove. Vedasi anche Du Cange, Glossarium, ecc. Basileae. Tom. I, Pars secunda. Pag. 702. D mutatur in T non semel ut SET pro SED aut vicissim.
  3. Torino, 1859 e seguenti.