Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/378

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a proposito di una moneta di rubi 361

mia opinione valgano le seguenti considerazioni intorno al tipo, alle epigrafi e al luogo di trovamento della moneta.

Il tipo di Pallade e la civetta, tipo di origine Ateniese, diventa nell’epoca meno antica assai comune in tutte le città dell’Italia Meridionale e quindi anche dell’Apulia, tanto nelle monete di sistema romano, come quelle di Venusia e di Tiati, quanto nelle monete di sistema greco, come quelle di Azetium, di Salapia, di Rubi e di altre. È a considerare ancora che il tipo della nuova moneta è perfettamente simile a quello delle monete con la leggenda ρυβαστεινων, variando soltanto per una maggior secchezza e durezza dì linee che si rivela nei contorni della testa di Pallade. Ma di questa differenza non si deve poi fare gran caso, quando si consideri che può benissimo spiegarsi con la diversità dell’epoca dei due monumenti. Questa particolarità dello stile della nuova moneta, che potrebbe indurre qualcuno a classificarla tra le più antiche di bronzo di Rubi, pare a me che possa invece giudicarsi un effetto della decadenza dell’arte e il monumento allora riportarsi ad un’età posteriore, se non a tutte, forse a la maggior parte delle altre monete dello stesso metallo.

In quanto a le epigrafi è da considerare che, se i due nomi scritti per intero sono certo nomi di magistrati, allora la sillaba ρυ non si può diversamente considerare, se non come la indicazione del nome della città. Né, se così non fosse, si potrebbe spiegare una particolarità, che deve giudicarsi non del tutto fortuita. Questa particolarità consiste nella forma assai più grande delle altre in cui sono scritte le lettere della sillaba ρυ; con che si voleva, a me pare,