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468 arturo g. sambon

MVS1 che i fatti ci assicurano non poter essere che Guglielmo I.

Questi fatti vennero messi in luce dal ch. Capasso con la scorta d’inediti documenti dell’Archivio Vaticano2, e svelano una pagina ignorata dalla storia napoletana. Quando nel 1156 signori e città congiurarono e sollevaronsi contro Guglielmo I, Napoli si divise, i magnati parteggiarono per lui, e i così detti Mediani o borghesi aderirono ai suoi nemici, sperando in quel subuglio pareggiarsi agli emuli loro, e sopraffarli. Ma poiché il re vinse e punì crudelmente i ribelli, i magnati, a premio della fedeltà, ottennero conferma dei loro dritti di supremazia3. E, ancorché il documento noi dica, è lecito congetturare, che Guglielmo riconcedesse anche alla città il privilegio della zecca, donde a memoria dell’ossequio, venne fuori la moneta che improntò insieme il nome del re e l’insegna che i Seggi nobiliari aveano assunta4.

Io non so dire perchè, e quando l’assumessero. Però, lasciando da parte la favolosa origine Virgiliana che la popolare fantasia diede al simbolo del cavallo, assai significative sono le parole dell’anonimo compilatore della Cronica di Partenope. Egli dice che, l’arma della piacza di Capuana era uno cavallo in coloro d’oro senza freno, e che anche la piacza de Nido havia per arma un cavallo nigro pure senza freno5. Con ragione dunque se ne deduce,

  1. Il titolo di rex, procedente al nome di Guglielmo, si rincontra nel Fusco, Tav. di Mon. del Reame, ecc. Tav. IX, n. 6, 7 e 12, e nell'Engel Op. c., Tav. VIII, n. 5, 6, 19.
  2. Il Pactum giurato da Sergio. (Arch. Stor. per le Prov. Napol., Tom. IX, pag. 714).
  3. Precepit eciam ut carta quas mediani rumpere fecerunt.,. res tauraretur ut a vetere tempore fuerunt. (Ivi, pag. 715).
  4. La distinzione dei Seggi, ai qnali i nobili erano ascritti, detti anche Sedili, Tocchi, Piazze, secondo i documenti noti sin’ora e sicuri, non apparisce in epoca anteriore al regno di Ruggero II. V. Capasso, Op. c., pag. 721.
  5. Cron. di Parten. Il Collenuccio, L. IV, scrive che quel cavallo fu fatto togliere dai vescovi religiosi con li napolitani nell’anno 1322, trasformandone il metallo in campane. E più tardi il Tarcagnota, (Del