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130 ercole gnecchi

mare, in vicinanza delle sue coste, doveva esistere un tesoro, avendo colà, nella seconda metà del secolo XVII, fatto naufragio un bastimento italiano carico di denaro. In varie epoche i pescatori di spugne, tuffandosi nel mare in vicinanza, dell’isola, avevano fatto delle attivissime ricerche per iscoprire la località dell’avvenuto naufragio; ma sempre indarno. — Finalmente nel mese di settembre dell’anno 1889 altri pescatori più fortunati riuscirono a trovare sul fondo del mare, proprio vicino alla costa, alcune casse di legno. Estrattele a gran fatica, ed apertele, le trovarono piene di monete d’argento, tutte agglomerate e ricoperte di un denso strato di ossido. La notizia della scoperta, sparsa in tutta l’isola, non tardò a venire a conoscenza del Governo greco, il quale si affrettò a confiscare il tesoro, secondo le leggi, e gli scopritori ebbero la loro metà.

In quanto all’importanza e al numero di quelle monete, sfortunatamente non possiamo ora che fare delle congetture, giacché tanto il Governo, quanto gli scopritori, vedendo quelle monete di tipo straniero, e non pensando che potessero avere un valore superiore all’intrinseco, fecero fondere il tutto per approfittare dell’argento. Per buona sorte una parte di quel tesoro potè essere sottratta alla distruzione e giunse in Italia, dove fu subito venduta in tre o quattro lotti. Sono tutti luigini contraffatti a quelli di Dombes, parte anonimi e parte col nome o l’indicazione di zecche italiane. — Sono freschissimi di conio; nessuno è bucato, e pare quindi ch’essi provenissero direttamente dalle varie zecche e non abbiano mai avuto corso. Evidentemente era questa una grossa partita di luigini, che qualche agente di principi italiani spediva nel Levante. Appartenendo però essi a varie officine