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i "cavalli" di ferdinando i d'aragona, re di napoli 333

fastidio a Federico, che non sapeva come provvedere con soddisfazione di tutti. Notar Giacomo osserva che, in sulla fine del 1496, Federico venne in Napoli «per conciare multe cose et maxime le monete.» Le città di Chieti e di Aquila chiedevano intanto novella concessione di zecca, ed io trovo nelle Cedole di Tesoreria per l’anno 1497, addì 23 ottobre, che «Lodovico de Jacobo de Marco da 500 ducati quali dona a la regia Corte per la gratia che el S. R. li ha facta che pocza bacter cavallucze in Apruzzo1

Passano intanto pochi mesi, ed ecco che, secondo narra Notar Giacomo, «addi XIII de iennaro 1498 fo pubblicato banno che perlo advenire in nesciuno loco del regno se facessero cavalluzi et che ciascheuno li devesse spendere et pigliare dudece per uno tornese (ossia 24 per grano) et questa per la quantità senne faceva et diminucione della rame2;» e poi addi 13 marzo dell’anno medesimo: «ando banno reale che li cavalli non si spendessero et nesciuno le pigliasse per certe cause in lo banno contente3.» Evidentemente Federico, vedendo caduta in discredito questa moneta, che era a stremo tale ridotta, da non corrispondere più nemmeno alla metà dell’intrinseco dei cavalli di Ferdinando I e che perciò di nuovo impunemente si falsava, determinò di bandire tutta quella che era in commercio per coniare poi nuova moneta di rame a miglior ragione dell’antica. E Notar Giacomo ci dice che: «adì XXI de sectembre 1498 ando banno reale come sua maestà havea facto fare per utilita del regno una moneta erea nominata sextina

  1. Cedole di Tesoreria, 1947, fol. 42.
  2. Cronaca di Napoli, p. 218.
  3. ivi.