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Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/49

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aes rude, signatum e grave, ecc. 33

proprio della fusione, e non confrontabile quindi col noto ramo secco degli spezzati di forma analoga editi dal Garrucci, tavv. VII, IX, X, LXVII.

Secondo la distinzione fatta dal Garrucci, pagina 5 a, questo nostro pezzo dovrebbe già nominarsi aes signatum, perchè fuso, com’egli definisce, «dentro staffe chiuse»1. Le staffe, anziché chiuse, sono però semiaperte, come è dimostrato dalla grossa bava; e poi manca nel nostro esemplare quel deciso segno monetario con cui sono improntati i citati analoghi esemplari di aes signatum vero e proprio.

La duplice spezzatura a martello (cfr. Garrucci, p. 26) lascia supporre che il pezzo intero originale fosse cuneiforme e di peso circa triplo.

Nel Museo di Firenze esiste uno spezzato mediano di aes rude, quadrangolare, cuneiforme, affatto simile (a), il quale pesa gr. 3350, con queste misure: lungh. 0,128, largh. 0,105, spessore 0,060. Due altri spezzati estremi, di simile tipo, lisci, con bave come sopra, pure esistenti nel Museo di Firenze e d’ incerta provenienza, pesano: b) gr. 640; lungh. 0,065, largh. 0,050, spess. 0,050; c) gr. 325; lungh. 0,054, largh. 0,044, spess. 0,020.

AES SIGNATUM.


2. — Tav. II-III. — Quadrilatero regolare leggermente convesso da ambe le facce.

D/ — Tripode tozzo, un po’ sghembo, di tipo arcaico.
R/ — Àncora tozza, con branche irregolari, di tipo arcaico, alta 0,154.

Buona conservazione, ma non fresco.

Lung. 0,178; larg. 0,085. Peso gr. 1830,5.  

  1. Ciò sta in contraddizione con il giudizio espresso da lui medesimo nella Civiltà Cattolica, 1880, p. 721.