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conio del 1488 a testimoniare il grato animo del sovrano per l’aiuto divino, nella seconda lotta contro i baroni ribelli, e vuolsi dinotare, con tale allegorica rappresentanza, esser dovuto il trionfo di Ferdinando alla giustezza della sua causa, dappoiché l’Arcangelo, a difesa del sacro dritto sovrano, atterra il demone della ribellione.

Questo tipo fu impresso sino al 1494 nelle zecche di Napoli e di Aquila sotto la direzione di Gian Carlo Tramontano. L’Heiss, paragonando l’effigie dell’Arcangelo del coronato di Ferdinando, con quella che si trova su di una medaglia di Francesco Laurana1, argomentò che il Laurana avesse eseguito questo conio per il Sovrano Aragonese.

Ma questa supposizione dell’Heiss non ha fondamento di verità, poiché dimostrammo in altro scritto Sui “ cavalli„ di Ferdinando I d’Aragona, che il Girolamo Liparolo, dal 1468 in poi, incise tutti i conii per le monete sia d’oro, d’argento o di rame. Né può sussistere il dubbio che il Liparolo copiasse l’altrui disegno o ritraesse qualche rinomata statua dell’Arcangelo Michele, poiché contro la prima ipotesi parlano chiaramente i documenti da noi riferiti e contro la seconda è valido argomento

la varietà di atteggiamenti del Santo sui diversi conii eseguiti dal 1488 in poi. Riporto qui il disegno

  1. Artista dalmata che dal 1461 al 1466 e dal 1478 al 1480 lavorava alla corte di Renato d’Angiò e probabilmente l’istesso che dal 1468 al 1475 lavorava a Palermo, Erice e Napoli.