Vai al contenuto

Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/538

Da Wikisource.
480 arturo g. sambon

conio del 1488 a testimoniare il grato animo del sovrano per l’aiuto divino, nella seconda lotta contro i baroni ribelli, e vuolsi dinotare, con tale allegorica rappresentanza, esser dovuto il trionfo di Ferdinando alla giustezza della sua causa, dappoiché l’Arcangelo, a difesa del sacro dritto sovrano, atterra il demone della ribellione.

Questo tipo fu impresso sino al 1494 nelle zecche di Napoli e di Aquila sotto la direzione di Gian Carlo Tramontano. L’Heiss, paragonando l’effigie dell’Arcangelo del coronato di Ferdinando, con quella che si trova su di una medaglia di Francesco Laurana[1], argomentò che il Laurana avesse eseguito questo conio per il Sovrano Aragonese.

Ma questa supposizione dell’Heiss non ha fondamento di verità, poiché dimostrammo in altro scritto Sui “ cavalli„ di Ferdinando I d’Aragona, che il Girolamo Liparolo, dal 1468 in poi, incise tutti i conii per le monete sia d’oro, d’argento o di rame. Né può sussistere il dubbio che il Liparolo copiasse l’altrui disegno o ritraesse qualche rinomata statua dell’Arcangelo Michele, poiché contro la prima ipotesi parlano chiaramente i documenti da noi riferiti e contro la seconda è valido argomento

la varietà di atteggiamenti del Santo sui diversi conii eseguiti dal 1488 in poi. Riporto qui il disegno

  1. Artista dalmata che dal 1461 al 1466 e dal 1478 al 1480 lavorava alla corte di Renato d’Angiò e probabilmente l’istesso che dal 1468 al 1475 lavorava a Palermo, Erice e Napoli.