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una medaglia fanese del secolo xv 499

vescio. Dalla lettera del Nuti si apprende come egli dimorasse a Rimini e lavorasse alle fabbriche iniziata dal Malatesta: insieme cum mastro Aluvigie, cum Pietro di Genari et Matheo de’ Pasti. Sappiamo d’altronde che la corte di Sigismondo, oltre che da questi artisti, superiori tutti alla lor fama, e dal Pisanello, e da Leon Battista Alberti e dal Valturio, era frequentata da letterati e scienziati, e che vi si menava vita splendida materialmente ed intellettualmente. Qual meraviglia dunque che dagli altri luoghi soggetti al Malatesta e quindi da Fano convenissero a Rimini i giovani delle migliori famiglie, sia per addestrarsi nelle arti e nelle armi, sia per perfezionarsi negli studi? E così il Bartolelli vi sarà stato mandato dal padre suo desideroso di dare ai figli educazione e istruzione conveniente1, affidandolo e raccomandandolo forse ai concittadini che lavoravano alla corte del Malatesta.

Il Masetti nel giovane robusto e di belle forme

  1. Questa non è una semplice supposizione ma diventa certezza se si riflette che nel 1458 Mario Bartolelli, fratello minore di Peruzzo, trovavasi pure a Rimini per la stessa ragione. Ciò apprendiamo da un codice mss. contenente un Poema astronomico di Basinio da Parma e un frammento di Ciriaco Anconitano, citato da Annibale degli Abati Olivieri nei frammenti di Ciriaco Anconitano da lui pubblicati in Pesaro nel 1763 a pag. 7, come esistente presso il Conte Francesco Garampi di Rimini. Questo codice porta la firma dell’amanuense così: MCCCCLVIII Octavo Kal, Octobris. Ego Petrus Marius Bartholellus Arimini scripsi.
    Altro codice della Biblioteca Federiciana di Fano porta invece questa sottoscrizione: MCCCCLXVII D. S. et V. M, et B. H. laus et Gloria, Ego Petrus Marius Bartholellus Phisicus de Phano scripsi.
    Noto che nel 1458 egli non si sottoscrive ancora Phisicus ossia medico, ciò che dimostra come egli fosse appunto a Rimini per studio.
    Ottavio Cleofilo, nell’orazione letta al Senato Fanese in morte di Antonio Costanzi, dice di quest’altro Bartolelli che: «nisi fuisset morte perventus, Hippocratem Esculapium Podalirium Medicina fuit gloria experturus».