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aes rude, signatum e grave, ecc. 69

degna progenie dei Neroni e dei Claudi (Lib. IV, od. IIII, ed. Kiesseling):

Qualem ministrum fulminis alitem,
cui rex deorum regnum in avis vagas
permisit expertus fidelem
Iuppiter in Ganymede flavo,
olim iuventas, et patrius vigor
nido laborum propulit inscium,
etc.

Il Pegaso veloce, posto a retro del nostro aes signatum ed accompagnato dall’iscrizione etnica ROMANOM, ha anch’esso diretto rapporto e riscontro con l’aquila del diritto e con l’imperium militare. — È il cavallo di Bellerofonte delle belle monete di Irina nella Campania (Garrucci, tav. LXXXVn, 9-13), di quelle di

    insegne romane storicamente ordinate (cfr. anche Wierner-Vorlegeblätter B., tav. V).

    Quale insegna della legione e dell’imperium militare, Plinio, H. N, X, 15, e Dione, XLIII, 85, dicono che l’aquila con la folgore sia stata introdotta la prima volta da Mario; ma ora l’aes signatnm di questo tipo, il bronzo coniato di Capua, Garrucci, tav. LXXXVII, 16, 17, e le varie monete romano-campane del medesimo tipo con le iscrizioni ROMANO e ROMA, Garrucci, tav. LXXVII, 13, LXXIX, 1-4, mostrano che il concetto dell’aquila legionare di Mario, risale per lo meno alle guerre sannitiche. Cosi non sarebbe più un anacronismo, come ritenne Marquardt (Röm. Alterth., V, p. 344, l). il luogo di Dionisio, X, 86, relativo a Siccio Dentato divenuto primipilus nel 299 a. C. per aver salvato un’aquila legionare. — Potranno dopo ciò rimanere dei dubbi sull’interpretazione da noi data anche del tipo dei trienti librali con la folgore assegnati a Suessa ed a Capua? Si potrà dubitare che la folgore non sia, come dicemmo e come riaffermiamo, l’emblema abbreviato di Giove Fulguratore Capitolino e delle aquile pure Capitoline? Se dei dubbi rimanessero ancora, anche prima di leggere più oltre, si getti uno sguardo sul quadrante trientale di Capua (Garrucci, tav. LXXXVII, 9) e sui denari di M. Volteio, i quali offrono, come ho spiegato nel Museo Italiano, I, p. 90, nota 1, la facciata sud principale del tempio di Giove Capitolino, e dove tutte le figure del fastigio, e quelle medesime della cella (Giove, Giunone e Minerva) sono, rappresentate dal semplice emblema della folgore, espressa dentro il fastigio.