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aes rude, signatum e grave, ecc. 73

calcolare che questo quadrilatero, superato nel peso solamente da quello col parazonio di Velletri (verrebbe subito appresso il quadrilatero col bove, per me dubbio (v. p. 91) della collezione Pembroke di gr. 1790,15), corrisponde quasi esattamente alle suddette quattro mine attiche campaniane, equivalenti a otto mine sicule1 e ad otto libbre etrusche leggere2.

Emerge pertanto già dal peso, che questo quadrilatero, e quello col parazonio di Velletri, furono emessi specialmente per le prime transazioni coi Greci ed Italo-greci.

Gli altri due esemplari col tripode del nostro ripostiglio e l’esemplare simile di Genzano (Garrucci, tav. XV) sono di peso assai inferiore.

Il n. 3, perfettamente conservato, di gr. 1677,2, il n. 4 (tav. IV- V), di conservazione pure perfetta di gr. 1544,5; e quello di Genzano di gr. 1494,53, stanno più prossimi alle cinque libbre romane (gr. 1637,25) che ad un multiplo della mina attica o sicula, e ben corrispondono al peso di cinque assi romani dei più forti che si conoscano3.

La statistica degli assi librali romani fatta ultimamente dal Samwer (op. cit., p. 59, e segg.), la quale comprende n. 1016 pezzi, esibisce soli otto esemplari superiori a undici once; ed il più pesante di tutti è di gr. 312.


  1. Hultsch, op. cit., p. 662.
  2. Vedasi lo scritto del Gamurrini salla stadera di Chiusi nei Mot. Antichi, I, 1890 p. 157 e segg. Osservo però che la libbra etrusca della stadera di Chiusi e dell’aes grave etrusco comunemente conosciuto non è, come sembra credere Gamurrini, quella originale. Cfr. intanto a tal proposito le note dello Stettiner nel Bull. dell’Ist., 1887, p. 196-199.
  3. Si osservi che il n. 8 ha il codolo ritagliato dentro la linea normale, appunto per correggere la leggera eccedenza di peso; e che nell’esemplare di Genzano (Garrucci, tav. XV), siccome scarso di peso, il codolo fu lasciato lungo quanto era compatibile. — Cfr. nota 64.