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76 | luigi a. milani |
n. 2, tav. II-III, di stile estremamente arcaico e di peso attico (tetramma, v. p. 73); mentre gli altri tre esemplari B, C, D, di minor peso (quincussi) pur diversi l’uno dall’altro, di stile e tecnica alquanto più sviluppata, potrebbero mettersi progressivamente in relazione:
- B. — Bruna n. 3, gr. 1677,2; pestilenza del 429 a. C. (Liv., IV, 25).
- C. — Bruna n. 4, gr. 1544,2; pestilenza del 399 a. C, coincidente con l’istituzione dei Lectisternia (Preller-Jordan, I, p. 150).
- D. — Genzano, gr. 1495,6; espugnazione di Veio, 396 a. C, predetta dall’oracolo d’Apollo, quando i Romani mandarono a Delfi anche un cratere d’oro (Liv., V, 25).
Le occasioni posteriori:
- a) il tempo di Pirro, presa di Crotone, 277 a. C. (Zonar., VIII, 6, p. 123-127);
- b) disfatta di Canne, a. 212, quando ebbe pur luogo una spedizione a Delfi e si istituirono i ludi Saeculares (Liv. XXII, 57, XXIII, 45, ecc.);
sono date senza dubbio troppo recenti per gli esemplari suddetti.
Al tempo di Pirro ed alla presa di Crotone, 277 a. C, si potrebbe piuttosto riportare il frammento E, vulcente (Garrucci, tav. XV, 2), il quale, simile ai quadrilateri col pegaso o con l’elefante, è di tecnica affatto diversa, assai più sviluppata; e che, per l’ala dell’aquila o del pegaso, accenna determinatamente piuttosto a qualche fatto d’arme, anziché ad una semplice espiazione religiosa.
Questo frammento rappresenta bene l’anello di congiunzione fra i quadrilateri di ultimo stile col tripode e l’ancora, ed i quadrilateri col pegaso e l’aquila, da noi assegnati a Capua.