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dei Dioscuri, presso Euripide, è rapita da Apollo che l’avrebbe menata seco nell’Olimpo1.

Ma non bisogna ricorrere a queste sparse notizie per istudiare i rapporti fra queste divinità nel mondo antico; una più ampia conferma è dato ricercarla nel loro carattere astronomico. Dal giorno in cui, secondo la leggenda, Castore e Polluce salvarono il naviglio di Argo assalito da una fiera tempesta presso le coste della Tracia, la Grecia rappresentava i Gemelli sempre con in capo la stella che gli Argonauti avevano visto brillare sulla testa dei loro compagni. Gli artisti non si dimenticavano mai di figurarla sulla fronte e sull’elmo conico delle statue di questi dei e i marinai del Mediterraneo ravvisavano sempre quelle fiamme fosforescenti, che oggi si chiamano fuochi di S. Elmo, la presenza dei Dioscuri protettori. A questi fuochi, assimilati ad astri mobili, dovettero Castore e Polluce il loro carattere di divinità astronomiche, che loro venne in parte anche dalla leggenda, la quale può interpretarsi in un senso astronomico. Dal momento che escon fuori dall’uovo di Leda, simboleggiante la notte unentesi al dio del giorno, Zeus, per generare i due astri rischiaratori del mondo, fino al momento che abitano a vicenda l’Olimpo, Castore e Polluce appaiono sempre come due divinità essenzialmente luminose. Tutti gli episodi della loro vita, tutti i personaggi che si trovan loro associati, sembran essere la traduzione e la personificazione di fenomeni naturali della luce: Phoebe è “la luminosa” (φοίβη); Leucippo è l’“eroe dai bianchi corsieri” (λευκόπωδος); Ida e Linceo, i fidanzati delle figliuole di Leucippo sono i chiaroveggenti. Per questa loro natura si trovano frequentemente associati ai Cabiri sopra un gran numero di specchi

  1. Eurip., Orest. 1629 e seg. e Schol. 1682.