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medaglia in onore di giuseppe da porto 363

costruzione degli edifizii, non dirò medioevali, ma palladiani, per mezzo delle medaglie non doveva esser nuovo. Ciò che s’ebbe a scoprire nel palazzo del Conte Giuseppe da Porto, erasi incontrato, in antecedenza, ne’ palazzi de’ Valmarana, de’ Civenna, ora Trissino, in Vicenza, e de’ Muzani a Rettorgole per il disseppellimento di tre medaglie, l’una con l’effigie d’Isabella Nogarola, vedova di Luigi Valmarana1, la seconda con la leggenda in memoria della famiglia Civenna2, la terza col busto di Claudio Muzani e i relativi millesimi, in cui furono gettati i singoli edificii3. Sicché non dovrebbe, mi pare, cogliere in fallo chi fissasse la fattura del conio a mezzo circa il secolo XVI, quando si diede mano, come s’è detto, all’edifizio. Sembrano avvalorare siffatta congettura le sembanze del busto, che rappresentano un uomo nel fiore della virilità, quale doveva essere allora il Da Porto, morto, giova ripeterlo, nel 1580.



Che il conio, anche logoro alquano com’è, accusi il punzone d’una mano valente, non è, mi pare, nemmeno da mettere in dubbio: tanto è ben condotto il rilievo dell’insieme e il profilo. Ma ciò non basta a determinare chi ne fosse l’artefice. Io non ho certo alcun argomento per crederne autore il Cavino di Padova, il cui fare parrebbe rivelarvisi dal raffronto con un esemplare, che tengo sot-

  1. Magrini, op. cit. pag. xxiv, nota 47.
  2. Id., op. cit., pag. 11.
  3. Id., op. cit., pag. 284.