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incisori dei conii della moneta napoletana 71

e fu chiamato nel 1278 a lavorare quelli per la Zecca napoletana1.

È noto quanto interesse pose Carlo nella riforma della moneta, e nella istituzione della Zecca napoletana, da lui decretata in quell’anno.

Egli aveva chiamato, da Firenze, un valente zecchiere, certo Francesco Formica, cui fu affidata l’amministrazione della nuova Zecca. Le notizie che abbiamo di questo maestro della Zecca napoletana, non ci danno luogo a ritenerlo incisore dei conii. Egli si addimostra invece peritissimo nella tecnica della monetazione e fu incaricato da Carlo di redigere uno specchietto delle precedenti emissioni delle Zecche napoletane, e di proporre efficace riforma per la lega e pel taglio de’ metalli. Il Formica propose come tipi, il grosso tornese di Francia ed il fiorino d’oro di Firenze; e la saggia proposta fu messa in esecuzione l’anno 1278. Da un prezioso documento di quell’anno attingiamo che il sovrano, benché guidato dai consigli dell’esperto zecchiere, prese gran parte nello studio di quella riforma, e propose egli medesimo il disegno della nuova moneta2.

Se ne fece mandare a Roma la prova, allorché si recò in quella città, per placare il Pontefice; e di lì scriveva al Formica che l’incisore non lo aveva punto contentato. Quello che specialmente desiderava, era che l’incisione fosse più profonda e che, le lettere specialmente, avessero a venir fuori con maggior rilievo3. Malgrado le ragioni di pratica utilità, che lo persuadevano a smettere il simpatico conio del reale, è evidente che l’Angioino rinunziava, con ram-

  1. Reg. Ang. 1278, D, f. 150 (Arch. di Stato Nap.)
  2. V. Monnayaige de Charles Ier d’Anjou. (Annuaire de la Société française de Numismatique, 1891).
  3. Reg. Ang. 1278, D, n. 32, f. 240 (Arch. di Napoli).