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marico, all’effetto del forte rilievo di quella bellissima moneta. Riportiamo al n. 1 della Tav. I il carlino d’oro eseguito da Giovanni Fortino.

Durante il regno di Carlo II, e al principio del regno di Roberto, fu principale incisore della Zecca napoletana certo Perotto, francese (Perroctus gallicus)1. Nel 1313, addì 20 giugno, furono nominati incisori de’ conii, in seguito alla morte del Perotto, Niccolino Giunta di Lucca e Pietro de Simone di Siena; ma costoro, non sappiamo perchè, furono subito rimandati o almeno trasferiti altrove. Appiè del documento è una nota scritta il 20 agosto che accenna al rinvio di quei due, e alla nomina di Ottavio, figlio del defunto Perotto, e di Giovanni de Madio, napoletano. Costoro esercitarono la carica insino all’anno 1329. Possiamo indicare due conii che furono certamente eseguiti da loro; il carlino, colla ghianda nell’area del dritto, anteriore al 1321, e quello col giglio, coniato nel settembre di quell’anno, siccome si rileva da regio rescritto del 15 settembre 1321 2. Si ordina con questo di coniare nuova moneta di cui sia scrupolosamente controllato il peso, e sulla quale, perchè agevolmente si distingua dalla precedente emissione, sia sostituito un giglio alla ghianda.

Nel 1329, fu nominato incisore dei conii della Zecca di Napoli, Nicola de Murrone, napoletano, e nel 1343 lo vediamo riconfermato in quell’ufficio da Giovanna I collo stipendio annuo di 18 once d’oro3.

  1. Reg. Ang. n. 199 (Arch. di Napoli). Sotto Carlo II troviamo parecchi orefici francesi occupati a lavorare per la Corte: Stefano Bonus di Auxerre (1300), Stefano Gottofredo, Guglielmo di Verdelay e Miletto d’Auxerre (1304-1323). Costoro avevano lo stesso stipendio percepito dall’incisore Perotto, cioè 18 once all’anno. (Vedi L. Gmelin, e Fusco, Dell’argenteo imbusto di S. Gennaro, pag. 18).
  2. Reg. Ang., vol. 228, f. 55.
  3. Reg. 1343, f. 80 t.