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caso di falsificazione di monete da parte di qualche addetto alla zecca fosse tutt’altro che raro.

Il Magnani ottenne una proroga nella locazione a incominciare dal 5 aprile 1540. Ma essendo ormai la moneta piccola troppo abbondante pei bisogni del commercio, gli fu proibito di battere altri bagattini per tre mesi. Il locatario allora chiese che dalle lire cinquanta ch’era convenuto dovesse sborsare al Comune per la concessione, fosse detratta una somma proporzionale ai tre mesi di ozio forzato1.

Passiamo ora alle vicende della zecca delle monete d’oro e d’argento che vedemmo affittata nel T536 a Pandolfo Cervi.

Tre anni dopo, Alberto Signoretti (artista ricordato più volte nei documenti reggiani per notevoli lavori d’oreficeria) e suo figlio Nicolò s’offrivano di appaltare la zecca e ne presentavano i capitoli. Gli Anziani, tenuto contro che l’Alberto era valde idoneum pro tale exercitio nominavano quattro di loro per esaminare i capitoli.

Dopo l’esame dei quali, l’offerta fu accettata e nella seduta del 14 gennaio 1540 gli Anziani davano in locazione per un anno la zecca ad Alberto e Nicolò Signoretti aggregando però loro Giovanni Magnani che forse ne aveva pure fatto domanda.

Per la locazione questa volta le condizioni furono le stesse fissate il 5 Gennaio 1532 per Pandolfo Cervi e Girolamo della Penna, meno però l’obbligo, da parte del Comune, di prestare il locale della zecca2.

L’anno dopo Nicolò Signoretti, forse assieme al padre, era ancora maestro di zecca. Ciò rilevasi

  1. Arch. cit. — Carte di corredo alle Provvigioni, 1543.
  2. V. Documento XIX.