Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/463

Da Wikisource.

la zecca di campobasso 447

dice lo Schlumberger, de fort mauvais billon1, cosicché, fatti esaminare da un argentiere, risultarono composti da quasi cinque ottavi di rame e tre di argento.

Ed ora a qual’epoca rimontano essi ed a chi vanno attribuiti?

In altro mio lavoretto2 dissi già che il danaro di Campobasso, con la leggenda Nicola Com, non poteva risalire oltre la metà del secolo XV, mentre quello portante Campibassi da ambidue le facce lo collocavo tra gli ultimi anni del XIV e i primi del XV. Fissai quell’epoca, forte delle ragioni storiche addotte dal Lazzari3 il quale alle tre zecche del regno di Napoli, che ne’ bassi tempi improntarono tornesi col tipo di Chiarenza, mette per momento di attività: a quella di Taranto dal 1308 al 1332, a quella di Sulmona dal 1380 all’86 ed a quella di Campobasso, ultima, dal 1386 al 1462, date che il tesoretto di Napoli, scoverto nel 1886 dimostrò giustissime4.

Però alle ragioni che mi davano allora il dritto di stabilire quel tempo per la monetazione campobassana, ne aggiungo ora un’altra, assolutamente decisiva, per abbattere le conclusioni di Francesco de Saulcy5, il quale assegnava ad essa un’origine comune a quella de’ principi d’Acaia e dei duchi di Atene.

Ne’ tornesi genuini esaminati è osservabile un fatto che può ricondurre ad una giusta valutazione delle epoche. Ed, in vero, guardando i nummi de-

  1. Schlumberger, Op. cit.
  2. Di Palma, Op. cit.
  3. Lazzari, Op. cit.
  4. De Petra G., Tesoretto di denari tornesi trovato in Napoli, 1886. pag. 15.
  5. De Saulcy F., Numismatique des Croisades. pag. 169.