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452 francesco di palma

"ateliers secondaires imitant eux-mémes maladroitement l’atelier de Campobasso1." E permetta pure che lo avvisi dell’errore in cui è caduto insieme al Lazzari2, di regalare, cioè, Campobasso d’un conte giammai esistito, come risulta dai documenti e dagli autori citati innanzi; e questo perchè di Nicola I, appellato ora di Gambatesa ed ora di Monforte, si vollero fare due persone diverse, con diversa paternità mentre, in sostanza, dicono un medesimo individuo figlio di Angelo. Questi fu celebre fin dalla prima metà del XV secolo, ma il titolo di conte ed i poteri non li ebbe che alla fine della prima ed al principio della seconda metà.

Dunque lo strano riscontro non può influire su l’attribuzione delle due monetine edite da me, poiché, allora, esse sarebbero la falsificazione o l’imitazione d’altra falsificazione, cosa improbabile; e, ciò che è più strano, mancante d’un carattere essenziale a trarre in inganno nello smercio, vale a dire di tutta o parte l’epigrafe Nicola Com, segnata sempre nelle altre falsificazioni, imitazioni ed amplificazioni del tornese del conte Nicola I, che sola poteva far supporre in loro garanzia di verità.

E quindi mi confermo maggiormente nell’opinione che quello coi bisanti a’ fianchi del tempio debba riferirsi a Guglielmo Monforte-Gambatesa, cui, re Ladislao che l’ebbe carissimo, potette primo concedere la facoltà di battere moneta, mentre l’altro coi fiordalisi, procederebbe dal continuatore della zecca paterna. Angelo I, figlio ed erede di Guglielmo ne’ domini e ne’ privilegi dei conti di Campobasso.

Ambedue le emissioni dovettero essere brevi e poco abbondanti, se riguardiamo che, oltre quelli ri-

  1. Schlumberger, Op. cit., pag. 357.
  2. V. Lazzari, Op. cit., pag. 40.