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454 francesco di palma

Nicola II) ci costringono ad escludere la possibilità che de’ danari campobassani debbansi attribuire a quest’ultimo1 quelli con la leggenda Nicola Com, ed alla cittadinanza campobassana gli altri con la dizione Campibassi, messi in luce, come si vuole dal signor Michele d’Alena, segretario capo del municipio di Campobasso, in segno di acquistata libertà dopo la fuga di Nicola II ed ai tempi di Ferdinando II d’Aragona, opponendosi a quest’ultima attribuzione anche i gigli che si vedono in uno di essi.


III.


Il Bianchini, seguito dal D’Alena, con quale fondamento non so, nega che i nummi in discorso furono proprio battuti a Campobasso; però entrambi sono menati, forse, in errore da un fatto costante, ma non molto significativo.

Tutti gli storici ed i numismatici, da me, fin ora, citati, parlano sì di una zecca in Campobasso, ne fissano l’epoca, ne distinguono il luogo, ma, ch’io mi sappia, non viene mai presentata alcuna prova che di essa confermi ivi la materiale esistenza. — Da ciò l’errore. — Ed, infatti, si volle inferire da questa mancanza di documenti che debba intendersi per zecca di Campobasso il luogo ove prima cominciò lo smercio di que’ tornesi, la città che loro dette il nome e che ne serbava nel tesoro; ma giammai quella in cui vennero effettivamente coniati.

Anche questa lacuna m’è data oggi di colmare;

  1. Lazzaro. Op. Cit. fasc. 41.