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458 nicolò papadopoli

gere a quella già nota una varietà dell’obolo di Nicolò e due dello stesso tipo col nome di Giovanni suo fratello e successore1.

Mentre di questa zecca nuovamente aggiunta alla serie ricca e variata delle orientali latine si occupavano i periodici greci, tedeschi e francesi, nessuno in Italia ne parlava, sebbene le monete di Nasso appartengano a quelle che soglionsi comprendere nella numismatica italiana, perchè coniate da una dinastia di origine prettamente italiana e sotto la protezione della Veneta repubblica. Difatti Vincenzo Promis, che ne ebbe sentore anche prima della pubblicazione di Lambros, comprese la zecca di Nasso nelle Tavole sinottiche delle monete battute in Italia o da italiani all’estero. Mi sembra adunque che non sarebbe conveniente pubblicare una sola varietà del denaro di Giovanni Sanudo e credo più opportuno raccogliere in poche pagine quanto sinora si conosce dei prodotti della zecca di Nasso, facendo precedere la descrizione delle monete da un breve riassunto storico del ducato e dei Sanudo che vi regnarono.

Dopo la conquista di Costantinopoli e la fondazione del nuovo impero latino, Venezia ebbe, nella divisione del bottino, gran parte delle coste e delle isole dell’arcipelago. L’occupazione però di questi possessi era impresa vasta e faticosa, e Venezia, per riuscirvi più facilmente, ricorse ad un sistema usato talvolta con buoni risultati nei tempi feudali, proclamando che qualunque cittadino suo o delle città alleate si fosse impadronito con mezzi propri! di qualche isola o terra compresa nella parte assegnata a Venezia, ne

  1. Lambros P., Monnaies inéditcs des ducs de Naxos. Revue Numismatique, etc, III serie, Tome V. Paris 1887, pag. 277-280.