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la zecca di nasso 459

sarebbe divenuto signore riconoscendo l’alta sovranità della Repubblica.

Molti patrizii ricchi od avventurosi accettarono l’invito e, tra gli altri, Marco Sanudo, nipote di Enrico Dandolo, che l’aveva accompagnato nelle Crociate, occupò con armi e denari suoi le isole di Nasso, Milo, Paro, Sira ed altre delle Cicladi, formando uno stato importante ed una dinastia che durò fino alla conquista turca.

Questa saggia politica del Governo veneto ebbe ottimi risultati, impedì la dispersione delle forze della Repubblica in una impresa grandiosa e difficile e, senza compromettere l’autorità dello Stato, riuscì a diffondere il commercio e l’influenza veneziana in tutte le spiaggie d’Oriente.

Più difficile fu a mantenere il legame di tali principotti colla madre-patria, giacché, appena si sentirono forti, fecero una politica propria, allentarono i loro legami con Venezia contracndo nuovi vincoli secondo le convenienze e le aspirazioni del momento.

Nella Convenzione di Ravennika (1210) fra l’Imperatore Enrico e i suoi vassalli, il più potente dei nuovi baroni, Marco Sanudo, giurò fedeltà al monarca franco, ebbe da lui l’investitura ed il titolo di Duca del Dodecaneso, ossia delle 12 isole (Cicladi).

Egli s’intitolò anche Dvx Ægæe Pelagi ossia dell’Arcipelago e di Nasso, dove egli aveva fissato la sua residenza. Non però era sciolto dai suoi doveri verso la Repubblica e fu infatti chiamato dai veneziani per domare una sollevazione pericolosa in Candia. Vinse i ribelli in più combattimenti ed ebbe anche per un momento la velleità di diventare padrone dell’isola, essendo stato proclamato re di Creta; ma poco dopo rinunciò ad ogni potere nelle mani di Jacopo Tiepolo, che aveva ricevuto da Venezia rinforzo di navi e di armati. Il suo regno cominciò nel