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me pubblicato, e che porta al rovescio il medesimo Santo. — Queste due monete sono certamente opera di un solo artefice, e, (se a qualche cosa vale questo argomento) furono trovate insieme a un certo numero di cornabò, di rolabassi e di cavallotti, tutti di Montanaro.

La targa affatto liscia non presenta alcuna difficoltà alla mia attribuzione, giacche la troviamo non solo sul citato cornabò di Bonifacio Ferrero, ma anche su altre monete dello stesso. 11 tipo di questa moneta, come abbiamo già veduto, fu adoperato indifferentemente per varie zecche, come Messerano. Carmagnola, Desana, ecc. e sui cavallotti di queste zecche troviamo spesso la targa liscia. Ciò vuol dire che, o gli artisti che li lavoravano non si curassero di incidervi i rispettivi stemmi, o che i loro committenti preferissero lasciar le targhe lisce affinchè i loro stemmi non dessero troppo nell’occhio e le loro monete meglio si confondessero le une colle altre.

Come argomento più valido poi mi appoggio al Sant’Agapito, ivi rappresentato, Santo pel quale finora non si trovò alcun nesso colle zecche alle quali si volle attribuire questa moneta anonima, mentre, come vedemmo, appare molto appropriata alle zecche degli abati di San Benigno.




La seconda moneta italiana anonima, col S. Agapito, fu pubblicata da R. Chalon nella Revue Belge1. Dalla stessa ne togliamo il disegno.


  1. Chalon R., Curiosités nuniismaliques (Revue Belge de Num., 1865, p. 231-34, tav. XI, n. 12.