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60 ercole gnecchi

nografia sulle monete dei Fieschi e dei Ferrero1, parlando di questa attribuzione dello Chalon, osserva che, ad eccezione delle bande dello stemma, nessun segno si riscontra in questa moneta per poterla attribuire ai Fieschi, non vedendosi mai da alcuno di essi usato nè il motto IN • MANIBVS • LINGVE. MORS • ET-VIta, nè il Sant’Agapito. Quindi conclude sospettando che la moneta "sia stata battuta da Sinibaldo Fieschi in Borgotaro, o da qualcheduno de’suoi fratelli nei feudi imperiali che in quelle parti possedevano, o forse in qualche altra officina nella quale, volendosi contraffare il grosso trivulziano senza lasciar indizio del luogo dove si lavorò o della persona che lo coniò, siansi messe sul medesimo le bande in luogo de’ pali„2.

A tutte queste ipotesi mi permetto ora di aggiungere anche la mia. Dirò anzitutto che, dopo quanto esposi a proposito della prima moneta anonima descritta, sarebbe stato mio desiderio di poter attribuire anche questa seconda alle zecche degli abati di S. Benigno, assegnando una sola origine alle monete che portano il Sant’Agapito. Ma esaminando attentamente il tipo di questo grosso, lo trovo troppo dissimile da quello di tutte le monete di Montanaro, e parmi quindi arrischiata l’attribuzione

    di quest’epoca. Lo stemma Trivulzio, che si compone di tre pali verdi in campo d’oro, sulle monete di Gian Giacomo e Gian Francesco Trivulzio, risulterebbe composto di pali neri in campo d’argento.

  1. Promis D., Monete delle zecche di Messerano e Crevactiore. Torino, 1869, in-4, p. 18-19.
  2. Il dottor Solone Ambrosoli nel suo eccellente Manuale di Numismatica (Milano, 1891) porta un copiosissimo elenco dei Santi rappresentati sulle monete italiane. Al nome Agapitus egli contrappone con punto interrogativo le zecche di Borgotaro e Carmagnola. Avendogli ora io comunicato queste mie ipotesi, egli le ha accolte e ne ha tenuto conto nella seconda Edizione del suo Manuale.