Pagina:Rivista italiana di numismatica 1896.djvu/336

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appunti di numismatica romana 323

"pour les types, à ceux qui ont servi pour les espèces courantes. Cela est en contradiction avec le caractère du mèdaillon qu’on a considèrè comme le plus constant, c’est à dire la supèrioritè du travail et du relief.»

E fa seguire queste osservazioni da una serie di pezzi, buona parte dei quali io avevo collocati fra i medaglioni senatorii e gli altri avrei pure collocati nella medesima serie, se fossero stati a mia conoscenza, quando scrissi la memoria sul medaglione senatorio. Il Sig. Blanchet, mi pare non abbia tenuto conto della differenza che corre fra il medaglione imperatorio e il senatorio. Sta bene applicare al primo le osservazioni da lui messe innanzi, circa il lavoro e il rilievo; questa è una delle principali caratteristiche del medaglione imperatorio; ma per contro la caratteristica del medaglione senatorio è quella di non offrire altra differenza colla moneta semplice che il maggiore spessore.

Meno pochissime eccezioni, di cui tenni nota nella memoria sopra citata, i multipli senatorii, siano questi sesterzi, dupondi, assi o anche frazioni dell’asse — perchè abbiamo anche dei semis e dei quadranti battuti su disco di peso multiplo, come parecchi ne cita il Sig. Blanchet nella sua lista — sono sempre battuti coi medesimi conii della moneta comune, precisamente come i pezzi forti (pieforts) medioevali sono prodotti coi conii dei testoni, dei ducati o d’altre monete semplici e la maggiore grossezza del tondino e del peso conseguente ne costituisce la sola differenza.

Volendo quindi togliere dalla serie dei medaglioni senatorii quelli che sono battuti coi conii della moneta comune, per formare una serie di prove di zecca, bisognerebbe toglierli tutti addirittura, meno le pochissime ecce;Ìoni accennate, e allora meglio vale generalizzare la questione e porla in questi termini: I pezzi senatorii di peso multiplo sono veri multipli di moneta ossia medaglioni, oppure sono prove di zecca? Ciascuno dei due supposti può certamente avere dei sostenitori; quanto a me però mi fermo volentieri al primo, a favore del quale vedo due ragioni che mi sembrano forti. In primo luogo, se si capisce e si spiega la prova di zecca fatta in metallo diverso e di minor valore, in bronzo o in piombo per monete d* oro e d’argento, in ar-